«Quello che c’è in ballo è il nuovo Piano sanitario nazionale. E un calo di risorse per la nostra sanità». Luca Coletto, assessore regionale alla sanità, è stato protagonista a Roma in settimana del confronto tra le Regioni sul nuovo Patto per la salute 2013-2015.
Il confronto in realtà è con il governo Monti, e in particolare con il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Le ipotesi sui giornali si moltiplicano: meno posti letto negli ospedali, ticket da rimodulare, rivoluzione per i pediatri di base e così via. La trattativa sarà ancora lunga, e riprenderà mercoledì 8 febbraio. Ma il vero nodo le cronache nazionali l’hanno già segnalato: prima di sedersi al tavolo del ministro, si va verso uno scontro tra Regioni. E il maggiore ostacolo per arrivare a una posizione condivisa – ha scritto “Il Sole24Ore” – viene dalle due Regioni a guida leghista, Veneto e Piemonte.
IL PROBLEMA TAGLI. «Il primo problema – spiega Coletto – è quello delle risorse. Di fatto la prospettiva iniziale è che lo Stato non solo non le aumenti, ma riduca i fondi per la sanità da destinare alle Regioni di 8 miliardi di euro in tre anni. Un primo ‘colpo’ , e cioè un taglio da 2,5 miliardi da fare già nel 2012, è stato evitato perché a Roma si è deciso di aumentare l’addizionale Irpef per tutte le Regioni, con quel famoso aumento dello 0,33% che come noto ci è stato imposto». «Ma il vero problema – aggiunge l’assessore, iniziando così a spiegare perché si alza una “barricata” veneta – è che quello 0,33% in più dovrebbe almeno essere lasciato a ciascuna Regione per gestirsi la sanità. Invece no: viene raccolto a livello centrale, e così per l’ennesima volta i soldi veneti vengono utilizzati per pagare il “rosso” di altre Regioni. Il che non è più accettabile: non è che si tratti di non essere solidali, ma di fatto sono risorse che vanno a sostenere il sistema di alcune Regioni che, come ormai è noto da cifre e dati diffusi da tempo, spendono in sanità in maniera con un sistema di gestione che spreca risorse, mentre ad esempio noi abbiamo avviato pratiche di riduzione di spesa sui farmaci, contenimento dei costi delle Ulss e così via. La verità è che alla fine i nostri risparmi e le nostre addizionali Irpef finiscono col sostenere il mondo, anzi direi “urbi et orbi”, cioè la città, intesa come Roma, e il mondo».
SCONTRO SULLA “DEPRIVAZIONE”: «I NOSTRI ANZIANI NON CONTANO?». La mosca continua a saltare al naso del Veneto, aggiunge Coletto, perché un fronte di Regioni, soprattutto del Sud, continua a insistere che bisogna rivedere i criteri in base a cui si dividono tra Regioni le risorse statali (108 miliardi, che appunto il Governo negli anni futuri vuole anche ridurre). Si vuole introdurre il criterio della deprivazione: quelle regioni che hanno un tasso di povertà maggiore devono avere più fondi per la sanità perché di sicuro la loro povertà implica condizioni sanitarie peggiori delle altre. «Ma così – sbotta Coletto – rifiutano ad esempio che valgano di più altri criteri come quello dell’anzianità della popolazione. Noi in Veneto abbiamo una grande percentuale di anziani, e non vogliono lasciarci i fondi per curarli?».
NIENTE TICKET SUI RICOVERI. Saranno questi, di sicuro, i temi del confronto duro tra Regioni che riprende l’8 febbraio. Peraltro almeno un fronte è stato sgombrato: non ci saranno ticket sui ricoveri in ospedale. «L’ho detto chiaro al ministro Balduzzi – spiega Coletto che è anche coordinatore degli assessori alla sanità – che non se ne parla. Dobbiamo lavorare sull’appropriatezza dei ricoveri in ospedale, sulla spesa farmaceutica per cui qui da noi ad esempio sono aumentate le prescrizioni ma sono diminuiti i costi, anche grazie al fatto che puntiamo molto sui farmaci generici rispetto a quelli col ‘marchio’. Ma appunto sono azioni che noi facciamo in Veneto ma molti altri non applicano altrove. Se passa la ‘deprivazione’ – conclude l’assessore Coletto – il Veneto perderà 200 milioni. E noi del questo non lo accetteremo mai».
TICKET E PEDIATRI «Quelle circolate sono pure ipotesi», avverte Coletto. Si parla di ridurre le esenzioni per età (portandole ai 70 anni, dai 65 attuali), di abbassare l’attuale soglia di 30 mila euro di reddito sempre per ottenere l’esenzione. Ancora, si parla di ticket nuovi per molti “prodotti” sanitari, e di assegnare i bambini ai pediatri solo fino ai 6 anni. Decisioni finali entro il 30 aprile.
Il Giornale di Vicenza – 29 gennaio 2012