Anche se il ministro del lavoro, Marina Calderone, che ieri sera ha nuovamente sottoposto all’attenzione del Consiglio dei ministri la questione dell’allentamento della stretta su Opzione donna prevista dalla manovra, è decisa ad andare fino in infondo. Ma non sarà facile. E non solo perché già ieri non sono mancate le prime schermaglie con i leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, dai quali è arrivata una nuova richiesta di chiarimento sulle soluzioni da adottare e sulle risorse disponibili, con tanto di botta e risposta con il ministro, che ha detto ai sindacati confederali di non aver ancora formalmente consegnato al ministero, a differenza delle altre parti sociali, la loro piattaforma sulla previdenza. «Mi chiedo se la ministra non fosse distratta – ha ribattuto il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri – durante il confronto avuto con il premier Meloni che ha portato alla mobilitazione sui temi della previdenza. Le nostre proposte sono chiare da tempo».
Dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è arrivata la disponibilità a dare il contributo ad una riforma strutturale. Ma a rendere in salita la strada sono anche gli scricchiolii del sistema previdenziale evidenziati dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che era presente al tavolo così come i sottosegretari al Mef, Federico Freni, e al Lavoro, Claudio Durigon. Tridico ha ricordato che nel 2029 il rapporto tra attivi e pensionati scenderà dall’attuale 1,4 all’1,3 per calare ulteriormente nel 2050 al fatidico “1 a 1”. Il presidente dell’Inps ha aggiunto che alcune gestioni previdenziali dell’ente sono già in sofferenza, in primis quelle dei dipendenti pubblici e degli autonomi. Con questo quadro tutt’altro che rassicurante e con un andamento della spesa pensionistica che viaggia a ritmo sostenuto, anche a causa della spinta dell’inflazione, non sarà semplice modellare una riforma. Che, nello schema abbozzato dal ministero del Lavoro, dovrà poggiare sempre più sul secondo pilastro, puntando forte sulla previdenza integrativa e agendo sugli accordi di produttività, agevolando anche il dialogo tra le varie gestioni previdenziali (con meno vicoli al cumulo).
«Si continua con tavoli mega galattici con una quantità di associazioni – ha ribadito Landini -, ma noi vogliamo avviare una trattativa sulle nostre proposte, e capire prima del Def quante risorse ci sono. Non abbiamo avuto alcuna risposta di merito». Tutt’altro tono nel commento del numero uno della Cisl, Luigi Sbarra: «Abbiamo apprezzato la disponibilità del ministro Calderone di attivare un dialogo per cambiare l’attuale legge Fornero – ha detto -. Certo è solo un primo tavolo, ma auspico che ci sia la disponibilità del governo ad utilizzare il 2023 per costruire un grande accordo per ripristinare equità, flessibilità e stabilità nelle regole sulle pensioni».