Il cantiere delle pensioni richiede «ulteriori misure di manutenzione» per correggere «i dissesti prodotti dalle generosità del metodo retributivo».
Il nuovo allarme sulla previdenza arriva dalla Corte dei conti che nella relazione sui conti dell’Inps nel 2010 sottolinea come sia necessaria una decisione «chiara e definitiva» per d’applicazione immediata, universale e pro rata del metodo contributivo».
La legge Dini del 1995 prevedeva che chi aveva almeno 18 anni di contributi a fine 1995 mantenesse il sistema di calcolo retributivo (ovvero la pensione calcolata non sulla base dei contributi versati ma sulle ultime retribuzioni percepite). Chi sta andando in pensione di anzianità in questi anni (avendo cominciato a lavorare prima del 1978) mantiene ancora questo vantaggio, considerato però dalla magistratura contabile a questo punto inaccettabile. La Corte dei Conti chiede di correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere (come l’età differente per l’accesso alla vecchiaia di uomini e donne) a quelle di aliquota ma anche di «rendere strutturali le contribuzioni di solidarietà» (come quella sulle pensioni alte) «avvicinandole ai versamenti». Inoltre la Corte sottolinea la necessità di una «uscita flessibile» calcolando la pensione sulla base dei contributi versati e dell’aspettativa di vita al momento dell’uscita dal lavoro ipotizzando assegni più alti se si esce a un’età più elevata (e quindi con meno anni di pensione attesi). Rallenta – segnala la Corte – il ripiano del passivo accumulato dal principale fondo dell’Inps (Fondo pensione lavoratori dipendenti).
ItaliaOggi – 15 novembre 2011