Il capogruppo Pdl Brunetta presenta misure che partono da una spending review da 16 miliardi fino ad arrivare al riordino fiscale
Il nodo coperture, soprattutto in termini di tagli alla spesa, e la modulazione della service tax. Attorno a queste due questioni è ruotato il primo confronto sulla prossima legge di Stabilità, da varare il 15 ottobre, che si è sviluppato nella riunione serale del Consiglio dei ministri tra le pieghe della discussione sull’impalcatura contabile della manovrina correttiva da 1,6 miliardi. Come per la manutenzione contabile per rientrare sotto il tetto del deficit del 3%, anche per la ex Finanziaria lo scoglio più arduo da superare è quello delle risorse da trovare. Una partita complicata. Non a caso ieri il capogruppo del Pdl alla Camera, ha presentato (poche ore dopo la conferenza stampa dei cinque ministri “diversamente berlusconiani”) le proposte del suo partito sulla legge di Stabilità.
Anche se ieri in Consiglio dei ministri non sarebbero state fornite molte cifre, complessivamente la “stabilità” dovrebbe avere un impatto nel 2014 tra i 12 e i 15 miliardi (circa 1 punto di Pil). Metà dei quali saranno destinati alle compensazioni per la service tax e all’allentamento del patto di stabilità interno per i Comuni (2,5-3 miliardi), alle fasce più deboli e ai cosidetti incapienti – anche attraverso un primo embrione di reddito minimo di inserimento (tra 800 milioni e 1 miliardo) – e al taglio al cune fiscale. Un taglio, quest’ultimo, al quale l’anno prossimo dovrebbero essere destinati tra i 4 e i 5 miliardi nell’ambito di un piano d’intervento triennale. Altri 6-8 miliardi saranno necessari nel 2014 per far fronte alle cosiddette spese obbligate e indifferibili: dal rifinanziamento della Cig agli esodati passando per i contratti di serivizio, a partire da quelli di Anas e Fs.
In gran parte le risorse dovranno arrivare dalla nuova spending review di cui si dovrà occupare il nuovo commissario Carlo Cottarelli, nonché dai tagli agli incentivi alle imprese e alle agevolazione fiscali. Ma il cuore dell’operazione sarà il taglio alla spesa di ministeri, enti locali e Regioni.
Intanto sul tavolo il Pdl ha messo, per mano di Brunetta, le sue proposte per la legge di Stabilità: taglio della spesa corrente per 16 miliardi all’anno; dismissioni per 1 miliardo all’anno; accordo fiscale con la Svizzera (gettito previsto: 30-40 miliardi una tantum e ulteriori 5-7 miliardi a regime). A questo si aggiungono la revisione della struttura delle aliquote Iva, convergendo verso la prassi europea; la revisione delle tax expenditures, con relativo recupero di gettito per almeno 7 miliardi di euro; la riduzione del cuneo fiscale, a partire dall’eliminazione della componente “lavoro” dalla base imponibile Irap, per un punto di Pil (16 miliardi) all’anno; la piena implementazione della legge di stabilità 2013-2015 e dei fondi ivi previsti; l’attuazione della delega fiscale, «occasione per ridurre la pressione fiscale passando dalla tassazione sulle persone alla tassazione sulle cose».
Il capogruppo del Pdl a Montecitorio non ha trascurato il delicato capitolo della service tax, che dovrà decollare dal 2014: «È da articolare in modo tale da ottenere un gettito complessivo di 44 miliardi, pur escludendo la prima casa». Ma su questo punto, come sulla cancellazione della seconda rata Imu, il compromesso resta tutto da trovare. Il Pd che chiede, ad esempio, che sia assicurato il meccanismo della progressività. E il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd), ribadisce che la futura service tax, che sostituirà dal 2014 Imu e Tares, sarà pagata anche dagli inquilini per la parte che riguarda i servizi. La Service Tax «consisterà – aggiunge Baretta – di una componente patrimoniale, che avrà di per sé natura progressiva, e di una componente relativa ai servizi, e sostituirà Imu e Tares».
Il Sole 24 Ore – 10 ottobre 2013