Pfas, accuse tra ministero dell’Ambiente e Regione. L’assessore Bottacin sarà ascoltato dalla commissione Ecomafie il 10 maggio. Puppato: il Veneto sapeva ma non ha fatto nulla
Continua lo scontro tra il governo e la Regione sulle sostanze Pfas che hanno contaminato le falde del Vicentino, del Padovano e del Veronese. Da quando è esploso il caso, e con più insistenza dopo che sono stati resi noti i risultati del monitoraggio condotto sul sangue dei residenti, Palazzo Balbi sta puntando il dito contro il ministero dell’Ambiente, accusato di non aver stabilito dei limiti superati i quali sia possibile definire la tossicità delle Pfas e adottare delle contromisure.
Nel mirino dell’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin c’è soprattutto il sottosegretario Barbara Degani, che in quanto veneta, è il non detto, avrebbe dovuto avere l’inquinamento del Vicentino in cima ai suoi pensieri. Degani ha già replicato ricordando come sia stato grazie ad una segnalazione del suo ministero, e ad una successiva ricerca del Cnr, che Regione e Arpav hanno scoperto la presenza delle Pfas ed ora torna alla carica: «Rispetto al caso Pfas sono tante le questioni da valutare e anche le responsabilità da accertare, ma di una cosa non mi capacito: perché Zaia, che invoca di continuo l’autonomia del Veneto, quando può esercitarla, non lo fa? È dal 2006, in ossequio al decreto legislativo 152, che la Regione può definire valori limite di emissione diversi da quelli nazionali, e perché ad oggi non ha ancora esercitato questa sua potestà? Il 19 febbraio del 2015 – continua Degani – una nota del ministero ribadiva questo concetto e invitava la Regione a farlo, ma senza successo. È inutile invocare regole certe dal governo centrale quando si ha il potere di dotarsi di proprie».
E Bottacin, come risponde? Così: «Ringraziamo il sottosegretario che, in maniera così solerte, ci ricorda che la Regione può definire valori limite diversi da quelli nazionali. Ma il requisito per poter intervenire è che questi limiti nazionali ci siano e così non è. Un altro elemento paradossale – aggiunge – è che lo stesso sottosegretario ad ammettere che il ministero aveva detto queste cose nel febbraio del 2015, senza però averne tratto le dovute conseguenze ed essersi attivato per dare una seppur minima indicazione». (Il Corriere del Veneto)
Inquinamento Pfas, Puppato (commissione Ecomafie): il Veneto sapeva ma non ha fatto nulla
Comunicato stampa di Laura Puppato, capogruppo del Pd nella Commissione Ecomafie. L’inquinamento delle falde acquifere profonde e di superficie con i PFAS, o sostanze perfluoro alchiliche, che in Veneto riguarda un’area di 150 chilometri quadrati e soprattutto l’azienda Miteni, sarà presto all’attenzione della Commissione di inchiesta sui rifiuti e sulle sostanze di scarto inquinanti. L’assessore all’ambiente della Regione Veneto Gianpaolo Bottacin sarà ascoltato martedì 10 maggio.
Le mie recenti scoperte sono sconcertanti: un carteggio tra il ministero dell’Ambiente e la Regione chiarisce che il Veneto conosce la situazione almeno dal 2013 ed è da allora che traccheggia, pur di non fissare limiti per gli scarichi industriali che garantiscano all’acqua potabile concentrazioni compatibili con la salute umana.
Grazie all’aiuto prezioso della sottosegretaria all’Ambiente Barbara Degani abbiamo potuto ricostruire che, dopo la denuncia di Legambiente, nel 2011 il ministero dell’Ambiente ha commissionato uno studio al Cnr sui Pfas nelle acque, in seguito al quale lo stesso ministero ha scritto alla Regione Veneto nel 2013. Da allora, in questi 3 anni la Regione, competente in materia di limiti di concentrazione delle sostanze dannose nelle acque ai sensi della normativa vigente, ha rimpallato le responsabilità e non ha mai fissato i limiti per i Pfas nelle acque di scarico industriale. Questo nonostante una precisa indicazione dell’Istituto Superiore di Sanità. Anzi, con una nota di aprile 2016, la Regione Veneto continua a sminuire il problema, denunciando il fatto che la questione riguarda anche altre realtà a livello nazionale. Com’è noto, gli ultimi test ematici per i lavoratori della Mitemi indicano valori di Pfas 10 mila volte superiori a quelli fisiologici, mentre la stessa Regione Veneto, in uno studio del 2013 pubblicato sul suo sito, ammette l’inquinamento da Pfas nelle acque di falda, superficiali e potabili in ampie zone del Veneto tra cui la Bassa Valle dell’Agno (VI), alcuni ambiti delle province di Padova e Verona e una parte considerevole della rete idrografica. Si tratta di una situazione insostenibile della quale chiameremo a rispondere i vertici regionali.
5 maggio 2016