«Qui, oggi, non avrei dovuto esserci io, ma il presidente della Regione Luca Zaia o il ministro Gian Luca Galletti». Sono stati toni duri quelli utilizzati ieri dalla capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle Silvia Benedetti, durante il suo tour nella «terra dei Pfas». Tre tappe tra il Vicentino e il Veronese per incontrare comitati e attivisti e rilanciare l’attenzione sulla questione che interessa migliaia di cittadini veneti (nella mappa dei territori a rischio sono compresi anche alcuni Comuni del Padovano). «Sono pronta a chiedere lo stato di emergenza. Tra l’inadempienza della Regione e quella del Ministero, che continuano a rimbalzarsi responsabilità reciproche, qui la popolazione continua ad essere esposta ai rischi per la salute oramai noti a tutti. Va presa un’iniziativa drastica e c’è bisogno che, o lo Stato o la Regione, se ne assumano l’onere» attacca la deputata che si auspica l’emanazione rapida di un decreto per consentire l’impiego di misure straordinarie. «Penso in particolare all’introduzione di limiti più restrittivi delle concentrazioni di queste sostanze inquinanti e pericolose, si dovrebbe arrivare a una percentuale pari allo zero fino a quando non venga trovata la soluzione. E poi mi auguro che il costo dei filtri non sia fatto ricadere sulla collettività ma sulle aziende responsabili di questa situazione».
A Sarego, nel Vicentino, Benedetti ha incontrato gli agricoltori, sempre più preoccupati anche a causa della siccità («per evitare elevate concentrazioni di queste sostanze, una quota di acqua presente nei canali di irrigazione deve essere necessariamente sottratta all’irrigazione»). Mentre nella tappa a Cologna Veneta ha voluto recarsi nel punto «nero» alla confluenza tra l’Arica (il canale che raccoglie i liquidi dalle aziende sotto osservazione) e il Fratta: «Sappiamo che i carabinieri del Noe hanno eseguito prelievi, ora attendiamo i risultati ma siamo molto preoccupati. Mentre i monitoraggi faranno il proprio corso insieme ad ulteriori avanzamenti nella ricerca scientifica, non possiamo stare a guardare come nulla fosse».
Intanto, da martedì, scatta il piano di monitoraggio dell’Usl 9 per circa 47mila veronesi residenti nella «zona rossa». I soggetti interessati, nati tra il 1951 e il 2002, saranno convocati negli ambulatori allestiti all’ospedale di Legnago per un prelievo di sangue e delle urine, oltre a dover rispondere a un questionario sanitario. Entro 30 giorni, riceveranno gli esiti degli esami (totalmente gratuiti). Per informazioni è possibile chiamare dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16, il numero 800059110.
Enrico Presazzi – Il Corriere del Veneto – 30 aprile 2017