Sarà anche vero che i filtri hanno abbassato a “quasi zero” la concentrazione dei Pfas (Pfoa e Pfos) nell’acqua che arriva a Lonigo, l’epicentro con Trissino dei veleni diventati un incubo per 350 mila persone tra Vicenza, Verona e Padova. Ma ieri, nel corso dell’audizione nella “Commissione speciale” varata dal consiglio regionale e presieduta da Manuel Brusco (M5S), lo scenario è cambiato. E non per volontà dei “grillini” ma su richiesta esplicita dei direttori delle tre Usl accorsi a palazzo Ferro Fini: la 6 Euganea, la 8 Berica e la 9 Scaligera. I tre manager hanno suggerito come profilassi di massa la «plasmaferesi» a chi ha valori di Pfas superiori a 100 nanogrammi: la “pulizia” del sangue sarà proposta su base volontaria a una popolazione di 85-100 mila persone, come del resto aveva fatto capire l’assessore regionale Luca Coletto in una recente conferenza stampa.
Il Veneto sta sperimentando la più grande emergenza sanitaria d’Europa da contaminazione da Pfas, forse più grave rispetto a quella creata in Ohio e West Virginia da DuPont. Dividersi e cercare la rissa tra partiti non serve a nulla, ha spiegato Coletto, che ha spalancato la porta alla plasmaferesi, con i costi ovviamente a carico del sistema sanitario veneto. Questa terapia ha coinvolto una piccola élite: si tratta quindi di estenderla e la richiesta è partita dalle mamme No-Pfas che pretendono acqua pulita per i loro figli a scuola mentre a casa preparano gli spaghetti con la minerale. Il progetto plasmaferesi è stato valutato ieri dai sindaci di Agugliaro, Albaredo d’Adige, Alonte, Arcole, Asigliano Veneto, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Brendola, Campiglia dei Berici, Cologna Veneta, Legnago, Lonigo, Megliadino San Fidenzio, Minerbe, Montagnana, Noventa Vicentina, Orgiano, Pojana Maggiore, Pressana, Roveredo in Guà, Sarego, Sossano, Terrazzo, Val Liona, Veronella, Villa Bartolomea e Zimella che si sono presentati in commissione con i tre top manager delle Usl.
«Il bilancio delle audizioni è positivo, dopo questa fase passeremo alle proposte operative», spiega in una nota Manuel Brusco che con Alberto Villanova e Alessandro Montagnoli forma l’ufficio di presidenza della Commissione. «Siamo a una tappa decisiva, è stato molto importante mettere in contatto i sindaci e le Usl delle aree coinvolte dall’emergenza Pfas. Ciò dimostra che la strada intrapresa è quella giusta perché solo grazie al coordinamento tra Regione, Commissione e territorio locali possiamo trovare le risposte positive attese dalla popolazione. Le Usl si sono già mosse sia per il biomonitoraggio sia per l’aspetto della prevenzione legata alla contaminazione da Pfas».
La segretezza dei lavori della Commissione impedisce a Brusco di entrare nei dettagli dell’audizione che si interseca con quella parlamentare sulle ecomafie. La “deposizione” del sindaco di Lonigo Luca Restello ha lasciato il segno: dopo aver sottolineato il lavoro positivo svolto da Domenico Mantoan, top manager della sanità veneta, Restello è tornato a proporre la chiusura della Miteni e ha lanciato l’allarme per i veleni delle concerie della val del Chiampo: qui lavorano 70 mila persone, contro le 70 dell’azienda di Trissino. La soluzione? Sta nel ricambio dei filtri agli acquedotti, operazione avviata dall’Arpav con efficacia dopo le proteste.
Il Mattino di Padova – 17 ottobre 2017