L’idea non è nuova e non solo in Europa: tassare i cibi poco sani e supportare il consumo di quelli più salubri per arrivare ad un giusto equilibrio tra esigenze del mercato e salute pubblica. Rendendo meno disponibile il junk food, con costi più alti dovuti alla tassazione, e più accessibili gli alimenti sani, “scontati” grazie ai proventi di quelle stesse tasse.
È un meccanismo che via via acquista popolarità, mentre diversi Paesi stanno adottando diversi sistemi fiscali per gli alimenti o i nutrienti critici.
La notizia, contenuta nel Piano d’Azione della OMS 2012-2016 sulla Strategia Europea per le malattie non trasmissibili (come ad esempio diabete, patologie cardiovascolari, ictus) è di quelle che lasciano il segno: la priorità numero uno consiste nell’adottare “strumenti fiscali e di marketing” dedicati; ora gli Stati dovranno sottoscriverla. Nel rapporto si legge che “gli interventi prioritari per i prossimi 5 anni sono stati selezionati a partire dall’evidenza scientifica a supporto, dall’efficienza, fattibilità sia finanziaria che politica in un numero di paesi considerati”.
E ancora: “il marketing degli alimenti trasformati, con il loro carico di zuccheri nascosti, sale e eccesso di grassi saturi, specialmente quando rivolto ai bambini – così come la loro disponibilità – stanno contribuendo alla crescita allarmante di sovrappeso e obesità nei bambini e adulti europei, in particolare nei gruppi con più basso status socio-economico”. E, proprio in questi giorni, uno studio promosso dalla Associazione Internazionale per lo Studio dell’Obesità (Iaso) – StanMark – ha valutato come iniziative volontarie di riduzione del marketing aggressivo sui bambini circa cibo spazzatura (snack, gelati, caramelle) non hanno sortito l’effetto sperato, rivelandosi a volte perfino controproducenti.
Link http://www.iaso.org/policy/euprojects/stanmarkproject/
17 ottobre 2012