Senza giri di parole, come è sua consuetudine, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha avvertito ieri l’establishment comunitario che «la crisi non è terminata: è soltanto in una fase di pausa». L’ex premier lussemburghese ha quindi ribadito l’urgenza di riformare la zona euro in una Europa “malandata”. A poche settimane dall’inizio di un negoziato tra i Ventotto dall’esito incerto, Juncker ha ricordato che tra i suoi obiettivi immediati c’è una garanzia comune dei depositi bancari.
In un discorso dinanzi al Parlamento europeo qui a Strasburgo dedicato principalmente all’emergenza immigrazione, il presidente della Commissione si è dilungato anche su un programma di riforma dell’unione monetaria che contribuisca a una maggiore integrazione tra i paesi della zona euro e quindi a una ripresa durevole dell’economia. In particolare nelle linee-guida presentate ai Ventotto in giugno, Juncker ha proposto uno schema di garanzia comune dei depositi bancari fino a 100mila euro da adottare entro metà 2017.
«Una proposta legislativa in tal senso verrà presentata entro la fine dell’anno», ha detto Juncker, convinto che il completamento dell’unione bancaria sia indispensabile per il futuro dell’unione monetaria. Il presidente della Commissione ha ammesso che l’idea di una mutualizzazione dei rischi non piace a molti governi, tanto che Bruxelles intende presentare un nuovo approccio, basato su un non meglio precisato “sistema di riassicurazione”, in modo anche di tenere conto delle differenze nazionali in questo campo.
Tra le misure che Juncker ha presentato in giugno c’è anche la nascita di un consiglio europeo di bilancio (European Advisory Board), con il compito di meglio coadiuvare il risanamento dei conti pubblici a livello nazionale. Il tema è controverso. Per alcuni Paesi – come la Francia e l’Italia – la nuova istituzione potrebbe essere l’embrione di un prossimo ministro europeo delle Finanze. Per altri – come la Germania – il consiglio europeo di bilancio – potrebbe essere uno strumento per meglio controllare le politiche economiche nazionali.
Il presidente della Commissione è sembrato prendere posizione ieri a favore della prima possibilità. Ha detto che nel lungo andare la zona euro avrà bisogno di un Tesoro europeo, il cui embrione potrebbe essere il Meccanismo europeo di Stabilità (noto con l’acronimo inglese Esm). In questo contesto, Juncker ha ribadito che a livello finanziario e in campo internazionale – nel Fondo monetario internazionale, al G-7 o G-20 – il presidente dell’Eurogruppo dovrebbe essere «il naturale portavoce dell’euro».
Infine, Juncker ha approfittato del suo discorso per ribadire l’appoggio della Commissione nel riformare la Grecia, oggetto di un terzo programma di prestiti internazionali del valore di oltre 80 miliardi di euro. Ha detto che «la strada sarà lunga» e che il Paese «deve garantire l’adozione tempestiva» delle riforme decise a livello europeo per garantire nuovi aiuti finanziari. L’avvertimento ad Atene giunge mentre i creditori sono visibilmente preoccupati dalle prossime elezioni in Grecia e dall’impatto che i risultati potrebbero avere sulla politica greca.
Beda Romano – Il Sole 24 Ore – 10 settembre 2015