L’assessore Coletto si affida a due tavoli “finali”: uno con le università e uno con i sindacati. Si va verso la bozza finale: «Più medicina territoriale con Utap, Adi e distretti aperti»
Questa mattina a palazzo Balbi, per la tradizionale seduta di Giunta del martedì, l’assessore Luca Coletto farà al governatore Luca Zaia e agli assessori una informativa dettagliata sull’iter del nuovo Pssr e porterà una delibera per l’istituzione di due tavoli di concertazione ai quali affidare la “mission” di elaborare la proposta ufficiale del Piano. Prevista entro un mese la consegna all’esecutivo della bozza definitiva da sottoporre poi al Consiglio per discussione ed emendamenti finali.
AUDIZIONI CONCLUSE. Ieri, infatti, un ultimo incontro con associazioni del sociale e sindacati del comparto sanitario ha chiuso la lunga serie delle audizioni apertasi subito dopo la riunione plenaria dell’antivigilia di Natale a Montecchio Precalcino, in cui Coletto e il segretario regionale Domenico Mantoan, dinanzi a sindaci, dg, management delle Ulss, sindacati, mondo del volontariato, presentarono in anteprima alcune linee di indirizzo del Pssr. Un impegno, questo, che ha consentito di individuare attese e esigenze di tutta una realtà socio-sanitaria veneta, coinvolgendo Coletto (che ha partecipato in prima persona all’audizione dei presidi di medicina delle due università di Padova e di Verona, Giorgio Palù e Michele Tansella), e la struttura tecnica della segreteria.
Ma anche un lavoro di continua riscrittura con cui, nei cahier dei tecnici regionali, sono state riportate le prime chiose a un documento tuttora in fieri.
ORA LA FASE 2. Si passa ora alla fase numero 2, quella che porterà al varo del Piano vero e proprio. E da questo momento in poi i protagonisti diventano i due tavoli separati di confronto di cui, anche se la composizione precisa si conoscerà solo oggi, dovrebbero far parte nella prima le università, e nella seconda sindacati e volontariato, oltre ovviamente a esponenti regionali. Si lavorerà attorno a un documento comune per aggiungere ulteriori contributi, e pervenire, nel giro di un paio di settimane, a un testo unitario e condiviso. Discorso non semplice, perché c’è da riempire il buco nero di oltre 15 anni (il precedente Piano risale addirittura al 1995 e la revisione delle schede ospedaliere è datata 2002), un lunghissimo periodo, in cui, nel frattempo il panorama della sanità veneta si è profondamente modificato, e ora c’è da individuare un modello organizzativo in linea con i tempi ed economicamente sostenibile.
OBIETTIVO: PIÙ MEDICINA DEL TERRITORIO. «Non si può dire – dice Coletto – che abbiamo trovato il deserto, ma la necessità di ridisegnare la sanità, tenendo conto dell’attuale realtà territoriale e delle richieste di oggi, sicuramente sì. Era indispensabile una radicale verifica dei dati per poter partire con una nuova pianificazione». Novità principale? «Una medicina del territorio più vicina ai cittadini. Potenziamento dei distretti che faranno chirurgia giornaliera e specialistica». Le cure primarie diventeranno, dunque, il fondamento di una nuova filiera della salute. Grande impulso alle Utap delle forme integrate di gruppo dei medici di base, all’Adi dell’assistenza a domicilio, allo sviluppo delle cure palliative per tenere il paziente anziano in famiglia, valorizzando la figura dell’infermiere sul territorio. E rivoluzione dei distretti, non più fermi a una gestione impiegatizia, ma in grado di offrire servizi attivi a tempo pieno e di sveltire pratiche burocratiche come le schede di valutazione “Svama” per i non autosufficienti, procedure che oggi richiedono tempi troppo lunghi con grossi problemi per i pronto soccorso che non sanno dove destinare tempestivamente i malati cronici della terza e quarta età.
Il Giornale di VIcenza
18 genaio 2011