Venti di tempesta tra l’assessore alla sanità Luca Coletto e il governatore Luca Zaia. Il primo, in mattinata, ha presentato tre emendamenti rivendicando, in nome del principio di responsabilità, l’«oggettivo» primato dell’esecutivo, rispetto all’assemblea, nel gestire l’applicazione del Piano, attraverso le schede di programmazione e la nomina di direttore generale della Sanità e vertici delle Usl
«Il governo della sanità», ha affermato «deve rimanere saldo nelle mani del presidente della Regione e della Giunta. La spesa sanitaria è fuori del patto di stabilità e la Regione ne risponde direttamente al ministero dell’Economia». Di avviso diverso i pidiellini (ma anche il Pd che, con Claudio Sinigaglia, ha definito l’emendamento «Una pugnalata al Piano») che in aula hanno affossato la proposta, esponendo a una pessima figura la giunta Zaia. Quest’ultimo, si apprende da fonti di Palazzo Balbi, è irritatissimo nei confronti di Coletto, reo di aver elaborato altri 18 emendamenti (poi ritirati a fronte dell’indisponibilità dei gruppi di maggioranza) che investivano i contenuti del Piano: proposte sconosciute allo stesso governatore nonché al segretario generale Domenico Mantoan, col quale Coletto è da tempo in rapporti tesi. Facile leggere nell’operato dell’assessore veronese la longa manus del suo vate Flavio Tosi; altrettanto agevole prevedere che Zaia, indispettito dal protagonismo disinvolto del nuovo segretario lighista, gli chiederà conto a muso duro di questa sortita. «Ho agito su mandato della giunta in nome di princìpi di legittimità ai quali credo. Dimettermi? E perché mai? Mica è una sconfitta personale», fa sapere Coletto. Che sul punto incassa il sostegno “nordista” di Diego Bottacin: «Conservare la titolarità del consiglio sulle nomine e sulle schede è quanto di più sbagliato potremmo fare. È il modo di conservare inalterati gli attuali sprechi e inefficienze del sistema, intorbidando le responsabilità».
Non mancano le critiche esterne all’andamento del confronto sul Piano: «L’unità d’intenti della maggioranza non regge alla prova del nove della discussione», commenta Franca Porto, segretario della Cisl «assistiamo a un dibattito deludente, tutto interno alla politica, e risulta difficile capire quali decisioni saranno assunte per produrre quella riorganizzazione della sanità veneta attesa da 16 anni». «Uno spettacolo vergognoso», fa eco Gerardo Colamarco, il segretario della Uil «se volessimo sdrammatizzare sarebbe naturale citare le baruffe chiozzotte di Goldoni. Ma la situazione è drammaticamente seria,ci sono 5 milioni di cittadini che aspettano delle risposte e migliaia di lavoratori che non sanno quale sarà il loro futuro. Ai consiglieri regionali chiedo non uno, ma dieci passi indietro: la smettano di fare melina e pensino per una volta al bene comune».
Il Mattino di Padova – 15 giugno 2012