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Potere d’acquisto delle famiglie ai livelli del 1995, e la spesa alimentare torna indietro di 30 anni

Il potere d’acquisto reale delle famiglie, cioè il reddito disponibile al netto dell’inflazione, è sceso anche nel 2013 (-1,1%, dopo il -4,7% registrato nel 2012) tornando ai livelli del 1995. L’effetto più eclatante è il taglio nei consumi alimentari, tornati sui livelli del 1981.

A cambiare, secondo una ricerca della Coldiretti, è stata anche la composizione della spesa alimentare, seconda voce del bilancio familiare dopo la casa: causa la crisi, le famiglie italiane hanno tagliato il pesce fresco (-20%) la pasta (-9%), il latte (-8%), l’olio di oliva extravergine (- 6%), i prodotti ortofrutticoli (- 3%), la carne (-2%). Solo le uova hanno fatto segnare un dato in crescita (2%). Dati fra l’altro  ancora “sottostimati” secondo Federconsumatori, che sottolinea come quest’anno “alla luce dell’ulteriore frenata dal potere di acquisto delle famiglie, i consumi potrebbero subire una nuova contrazione tra l’1,3% e l’1,4 per cento”.

Una spirale perversa che alimenta crisi e povertà. La contrazione dei consumi, infatti, da anni incide in maniera pesante sull’intero andamento del sistema economico, con ripercussioni negative sul versante della produzione e dell’occupazione.

Sono notizie che dovrebbero far riflettere. Fare spending review sugli acquisti di prima necessità oltre che una conferma del pessimo stato di salute delle famiglie è anche un indicatore eclatante del livello di difficoltà in cui continua a versare il Paese nonostante anni di sacrifici e di cinghie sempre più tirate. Occorre fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Tagliando ad esempio le tasse e attuando vere politiche del lavoro che creino reddito sufficiente a far ripartire i consumi.

Occorre insomma uscire, una volta per tutte, dalla spirale dei tagli per il solo risanamento e puntare allo sviluppo con interventi che rilancino i consumi. Il Def in discussione in queste ore è una buona occasione per farlo. A patto che non venga ancora una volta sprecata. A vantaggio di quei “grili parlanti” che in Italia come in Europa stanno uccidendo il sogno di un continente unito nella pace e nella prosperità.

Il Sole 24 Ore – 8 aprile 2014 

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