Crescita dei prezzi sotto zero, rivalutazione delle pensioni se non negativa con tutta probabilità azzerata. L’ultima volta che l’indice dei prezzi al consumo ha avuto una variazione con il segno meno è stata nel 1959: questa insolita situazione è destinata, salvo sorprese, a ripetersi quest’anno: non per l’indice principale con cui viene rilevata l’inflazione (Nic) ma per quello più antico relativo alle famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi (Foi). Parametro che al di là della statistiche è fondamentale nella vita concreta perché serve tra l’altro a rivalutare pensioni e canoni d’affitto.
I DETTAGLI
Proprio sui trattamenti previdenziali si pone un problema che il governo dovrà risolvere nelle prossime settimane: entro il 20 novembre infatti andrebbe indicato con un apposito decreto il tasso provvisorio di perequazione per il 2016, ricavato dall’indice Foi relativo ai primi nove mesi di quest’anno. Fino a settembre il segno è negativo ed anche ipotizzando una moderata crescita nell’ultima parte dell’anno risulterebbe un -0,1 per cento (mentre il Nic dovrebbe assestarsi su un +0,1).
In teoria dunque, le pensioni dovrebbero subire una minima decurtazione percentuale. Ma questo non avverrà: la legge del 1992 che definiva il meccanismo della perequazione (in un periodo in cui l’ipotesi di prezzi in discesa era difficilmente concepibile) parlava esplicitamente di «aumenti». E dunque probabilmente sia in via provvisoria che definitiva si opterà per la rivalutazione zero, sebbene la stessa legge accenni alla possibilità di prevedere «ulteriori aumenti» con la legge finanziaria.
Detto ciò, una piccola decurtazione ci sarà comunque. Legata però all’inflazione del 2015. Visto che a inizio anno era stato accordato un più 0,3% come adeguamento al costo della vita l’andamento dei prezzi è però risultato ancora più freddo: più 2%. Così i pensionati dovranno restituire quell’1% in più con i cedolini di gennaio e febbraio. Per intenderci, una pensione pari nel 2014 a mille euro lordi al mese dovrà restituirne 13.
Il Messaggero – 2 novembre 2015