Di sicuro dieci anni fa era più semplice diventare professionisti e inserirsi nel mercato. Basti pensare che secondo il rapporto Cresme-Cup la crescita degli iscritti agli albi professionali ha avuto un andamento costante e duraturo nell’ultimo decennio: dal 1998 al 2010 si è passati da 1.150.000 a oltre 2 milioni di soggetti con un aumento di oltre il 70%.
Oggi, fra liberalizzazioni, crisi e economica e riforma degli ordinamenti le cose sono un po’ cambiate. E il mercato del lavoro, per il giovane fresco di laurea può apparire una selva oscura fatta di adempimenti e concorrenza spietata. Ecco perché vale la pena fotografare il momento attuale e metterla in relazione alle ultime novità normative in vigore dal 14 agosto 2012 (dpr Severino dpr n. 137/12 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 189 del 14 agosto 2012) che pur non avendo stravolto l’attuale sistema ordinistico hanno comunque introdotto diverse novità.
La crisi del sistema
Secondo un’ indagine realizzata da «Rete delle professioni» in collaborazione con Unico, sigla sindacali interna alla categoria dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, il fatturato complessivo del comparto professionale è diminuito mediamente del 40%. E anche se alcune professioni (ingegneri e commercialisti soprattutto), hanno retto meglio all’urto della crisi, anche per loro il volume di affari ha subito una brusca frenata.
Il Rapporto sulla domanda pubblica dei servizi di ingegneria e architettura stilato dall’ Oice (l’Associazione delle organizzazioni di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica), sul periodo gennaio 2010-giugno 2012 mostra per esempio come il mercato sia rimasto bloccato (-22,4%) per via della contrazione della domanda pubblica, della sempre più massiccia presenza di progettisti pubblici e della parcellizzazione degli incarichi. E ancora, secondo l’indagine Cresme commissionata dal Consiglio nazionale degli architetti, il reddito meglio di questi professionisti è sceso negli ultimi 5 anni da 29 mila a 22 mila euro, registrando un calo del 25%.
Non è andata meglio per l’area giuridica. Gli ultimi dati della Cassa forense fotografano la crisi inesorabile della professione: il reddito medio annuo nel 2010 è calato ulteriormente rispetto al 2009, anno in cui si era già verificata una caduta del 3,1% rispetto all’anno prima (da 50.351 euro a 48.805). La crisi non ha risparmiato neppure i notai che negli ultimi due anni hanno registrato un calo del reddito medio di circa il 20%.
Cosa cambia con la riforma delle professioni
Oltre a far fronte alla crisi, poi, i professionisti italiani dovranno adeguarsi alle norme stabilite dalla riforma delle professioni. E così è sparito qualsiasi riferimento alle tariffe, diventano obbligatorie l’assicurazione professionale e la forma scritta dell’incarico, la pubblicità acquisisce un ulteriore grado di libertà, il tirocinio per quelle professioni che già lo prevedevano per legge diventa di 18 mesi e la formazione continua è obbligatoria, pena sanzioni disciplinari. Alcuni doveri in più ma anche (forse?) qualche vantaggio.
Uno di questi è proprio il periodo di praticantato che per gli aspiranti ad una professione economico-legale si fa decisamente più snello. Addirittura dimezzato (da 36 a 18 mesi) per i futuri dottori commercialisti ed esperti contabili, mentre ridotto di sei mesi per i futuri avvocati (anche la riforma forense in discussione in Parlamento prevede questo tempo) o i consulenti del lavoro, per entrambi fino ora della durata di due anni. E non solo, perché se allo «sconto» degli anni si unisce la possibilità di anticipare i primi sei mesi di pratica durante l’ultimo anno di università il risparmio di tempo è sostanziale e restringe ad un solo anno il reale periodo di pratica presso uno studio.
Nessun tirocinio, invece, per le professioni tecnico-scientifiche di ingegneri e architetti, mentre i periti industriali e agrari dovranno modificare i propri ordinamenti riducendo la durata dei tirocini svolti in azienda o in un studio fino alla riforma Severino di 36 o 24 mesi. Guadagnano tempo anche i futuri agrotecnici, giacché fino ad ora la pratica era variabile da 6 a 36 mesi a seconda dei titoli.
Gli obblighi per i professionisti
Ma la riforma aggiunge soprattutto una serie di ulteriori adempimenti. Il primo di questi è la formazione continua, non solo sarà obbligatoria ma il mancato assolvimento costituirà un illecito disciplinare. C’è poi il capitolo della pubblicità. I professionisti cioè potranno fare pubblicità informativa sulla propria specializzazione, i titoli posseduti e i compensi richiesti per la prestazione professionale.
In realtà la pubblicità era già stata sdoganata dal decreto Bersani del 2006 ma il dpr Severino rafforza questo principio, regolamentando la libertà di pubblicità informativa relativa all’attività professionale, purché «funzionale all’oggetto», veritiera e corretta. In caso di violazione si allarga il ventaglio delle sanzioni: oltre all’illecito disciplinare si rischia, infatti, di violare anche le norme del codice del consumo e della pubblicità ingannevole in attuazione di una direttiva comunitaria.
Determinante infine per le ripercussioni che avrà sull’attività professionale, la previsione relativa all’obbligo di assicurazione a partire da agosto 2013 che oltre a prevederne l’obbligo per i danni derivanti dall’esercizio di attività professionale ne estende l’introduzione «all’attività di custodia di documenti e valori ricevuti dal cliente».
Gli sviluppi futuri
Con l’inizio della crisi e la frenata della domanda, per le professione tecniche si è comunque aperta una nuova fase di mercato caratterizzata da una maggiore attenzione nei confronti della riduzione dell’impatto ambientale e degli sprechi. In questo nuovo scenario, si ricolloca soprattutto la figura degli architetti e di ingegneri che operando su diversi campi di attività ad alta specializzazione sono chiamati ad assumere un ruolo centrale nel processo di riconversione tecnologica.
La grande sfida del settore è quella di utilizzare e valorizzare ogni genere di risorsa al meglio e al minor costo. Secondo l’Isfol, poi, entro il 2015 il numero degli occupati con un titolo di laurea crescerà non poco (379 mila soggetti in più) e con diversi gruppi professionali che ne beneficeranno più di altri. Evoluzione positiva anche per gli specialisti in scienze giuridiche, in particolare per i professionisti esperti legali in imprese ed enti pubblici.
Tra gli specialisti in Scienze sociali saranno richiesti soprattutto quelli in Scienze economiche. In termini di volumi totali cresceranno la richiesta di esperti in Scienze gestionali e commerciali (quasi 80 mila). In questo caso, la gran parte delle assunzioni saranno per sostituire le figure in uscita e le professioni coinvolte saranno soprattutto gli specialisti in contabilità e in problemi finanziari.
Area sanitaria
È vero che per la prima volta nell’anno in corso sono rallentate le domande per l’ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie e che il settore nel 2011 ha registrato un lieve calo in termini occupazionali, ma la corsia continua a restare una chance sicura per i giovani. A prescindere dal periodo trascorso dall’acquisizione del titolo, infatti, ai primi posti ci sono sempre loro con un tasso di occupazione che sfiora il 100% specie per i medici già a un anno dalla laurea. E il futuro occupazionale dei camici bianchi è destinato a migliorare ancora.
Non solo alla luce della nuova gobba pensionistica come denunciato più volte dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, ma anche per lo scollamento esistente tra le richieste delle regioni e il potenziale formativo delle università. Secondo l’elaborazione della Conferenza delle professioni sanitarie del Miur, infatti per le lauree in medicina servirebbero almeno 2mila posti in più rispetto a quelli programmati dalle università.
Se si mette, poi, a confronto il trend degli specialisti negli ultimi anni e la distribuzione dei contratti di formazione decisa per decreto (mai più di 5 mila posti disponibili a fronte di oltre 8 mila richieste) si conferma la necessità rilevata dalla Fnomceo di un progetto strategico che rimoduli e adegui fabbisogni e competenze professionali ai cambiamenti del sistema sanitario.
La forte esigenza di questi professionisti e la necessità di cambiare le modalità di erogazione del servizio e delle prestazioni mediche e sanitarie trova conferma in una sempre più sostenuta domanda di infermieri e tecnici di radiologia medica, professioni che già oggi vivono una condizione di notevole affaticamento, per via di un vistoso sottodimensionamento rispetto alle esigenze del mercato
ItaliaOggi – 27 novembre 2012