Promossi alla Forestale. Otto nuovi dirigenti superiori. Senza incarichi
II ministro Catania, nel listino Udc a sostegno di un nuovo governo tecnico, aveva avuto l’alt del premier a nomine di fine mandato
San Giovanni Gualberto, protettore delle guardie forestali, avrebbe avuto un attimo di smarrimento se si fosse seduto ieri al consiglio d’amministrazione del Corpo. Lui, che ai tempi suoi dovette combattere la simonia, si sarebbe forse interrogato sul senso di una riunione in cui si decide a chi affidare i vertici regionali di mezza Italia senza attribuire ai nuovi dirigenti funzioni specifiche.
PERCHÉ, COME SPIEGA l’ufficio stampa del Ministero dell’Agricoltura che sovrintende il Corpo, ieri il cda ha analizzato i curricula degli uomini meritevoli di promozione dentro la macchina istituzionale: 8.500 addetti, cui si somma l’esercito degli operai forestali stabilizzati (sono 1.500) e degli stagionali perenni (14mila solo in Sicilia). Con un bilancio da 500 milioni di euro l’anno che consente manovre ampie negli appalti grandi e piccini: solo per le consulenze esterne, nel 2012 sono stati distribuiti sull’unghia 350mila euro. Per questo ieri l’esame s’è concentrato sui funzionari che, mostrando doti particolari, possono assurgere all’incarico di Dirigente superiore, figura abilitata al coordinamento di una intera Regione o a un ruolo di prestigio nel vertice romano dell’organizzazione (guadagnando in cambio circa mille euro in più al mese, e l’occasione di salire al top). “Nomine di routine” insiste l’ufficio stampa, ma i posti vacavano da tempo e non si coglie l’urgenza della promozione se non arriva contestualmente il conferimento d’incarico.
“Diciamo che, scelti gli individui, si lascerà al nuovo ministro la possibilità di decidere dove metterli” spiega Pompeo Mannone, della Cisl. “Proprio adesso il cambio andava fatto – sorride un forestale -. Patrone non è sicuro che Catania resti al suo posto: meglio fissare subito la squadra. Poi si vedrà se le funzioni possono essere assegnate con puntualità, o se occorre accontentarsi di aver completato l’apparato. Oltre agli otto, ci sono nomine minori, a livello locale. Lì dentro, ministro o non ministro, tutto è a immagine e somiglianza di Cesare Patrone”.
Il Capo della Forestale è un personaggio notevole. Scelto da Alemanno nel 2004, ha superato schieramenti e battaglie di ogni colore. “Dura più del Presidente della Repubblica – continua l’insider -. Ma è inevitabile. Perchè la Forestale è un gran casino, ci sarebbe da lavorare un sacco per renderla efficiente, per tagliare tutte le sovrapposizioni con altri pezzi del ministero dell’Agricoltura, o dell’Ambiente, o della Protezione civile. Allora chi arriva al governo di solito guarda in faccia Patrone e dice: io me lo tengo”.
ANCHE COI TECNICI le doti del Capo sarebbero apprezzate: i rapporti tra Patrone e Mario Catania risultano eccellenti. I nomi selezionati ieri (Guido Conti, Sergio Costa, Simonetta De Guz, Ciro Lungo, Renzo Borolla, Antonio Mostacchi, Giuseppe Vadalà e Daniele Zovi) sono nell’ordine della continuità. Manca solo il calabresissimo Giuseppe Graziano, che oltre a detenere una condanna dalla Corte dei Conti e una richiesta di rinvio a giudizio nell’inchiesta sull’eolico, vanta diversi incarichi locali e nazionali. Era pure lui in rampa di lancio per la promozione: ieri è stato attentamente scrutinato, e infine messo da parte. Un pezzaccio su Dagospia, che ricordava il divieto di Monti a concedere nomine a fine mandato dentro i ministeri, ha reso la riunione certamente più vivace. E convinto qualcuno a spostare la pratica Graziano verso tempi più sereni.
Il Fatto quotidiano – 8 gennaio 2013