C’è anche un meccanismo per evitare le assunzioni mordi e fuggi. Il decreto che detta le regole del nuovo contratto a tutele crescenti è quasi pronto. Testo snello, 11 articoli in tutto almeno per ora. Restano però ancora da fissare le questioni più importanti, ovvero gli indennizzi. Il decreto, come ha confermato ieri il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova, approderà mercoledì al consiglio dei Ministri assieme all’altro decreto legato al Jobs act, quello che riforma gli ammortizzatori sociali. «Poi dovrà andare alle commissioni che in base alla Costituzione hanno un mese di tempo per dare il loro parere consultivo».
Per i licenziamenti per ragioni economiche dovrebbe essere stato fissato un indennizzo pari a 1,5 mensilità per ogni anno di lavoro con un tetto massimo di 24 mesi. Il ministro Poletti vorrebbe arrivare a due mensilità ma palazzo Chigi non sarebbe d’accordo. Inoltre per evitare licenziamenti nel primo periodo del rapporto di lavoro, dopo che si sono incassati gli incentivi legati al nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, verrà introdotto un indennizzo minimo di 4 mensilità che scatterebbe subito dopo il periodo di prova, oggi fissato in sei mesi (anche se si punta ad allungarlo a 9 o 12 mesi). Verrebbe poi introdotta una conciliazione standard, con un indennizzo pari ad una mensilità ogni anno di lavoro, un tetto massimo di 16 (o di 18) ed un indennizzo minimo di due mensilità. Tutte somme esentasse per rendere più conveniente l’operazione e ridurre al minimo il ricorso al giudice. Per quanto riguarda i licenziamenti disciplinarti il reintegro dovrebbe rimanere per i soli casi di «insussistenza del fatto materiale», definizione ancora abbastanza ampia fatto che spinge una parte della maggioranza come Sacconi ed Ichino a chiedere di introdurre la possibilità per i datori di lavoro di commutare l’obbligo di reintegro con un indennizzo. molto più alto, nell’ordine di 30-36 mensilità.
Nodi irrisolti: le imprese sotto i 16 dipendenti in cui non si applica l’articolo 18, dove in caso di licenziamento sono previsti indennizzi monetari compresi tra 2,5 e 6 mensilità, che non si vorrebbero penalizzare; e la questione dei licenziamenti per scarso rendimento, casistica questa che potrebbe essere ricompresa tra quelli economici. Su questo tema è particolarmente spinoso il governo fa muro: «Non è un tema che è stato affrontato dal ministro Poletti nell’incontro con le parti sociali. Non mi risulta che questo tema ci sia nel decreto attuativo», taglia corto Bellanova.
La Stampa – 22 dicembre 2014