Chiamparino: non scaricare sulle regioni i costi del personale. Potrebberoo essere molti i più di 20mila i dipendenti provinciali a ricollocare: almeno il 50% dei lavoratori delle nuove province e il 30% degli organici delle città metropolitane. Destinazione regioni e comuni. Ma soprattutto (come anticipato da ItaliaOggi lo scorso 21 novembre) uffici periferici dello stato, agenzie fiscali, uffici giudiziari e scuole, se i governatori, come probabile, decideranno di rispedire al mittente la grana degli esuberi provinciali, rifiutando le funzioni in arrivo dagli enti intermedi e con esse il personale necessario a gestirle.
I primi dati, e, soprattutto, la prima bozza dell’emendamento alla legge di stabilità che il governo sta mettendo a punto per gestire quella che il sottosegretario agli affari regionali, Gianclaudio Bressa, ha definito «la più grande operazione di mobilità di personale nella storia della Repubblica», stanno già mettendo in fìbrillazione le regioni. Ieri il parlamentino dei governatori, presieduto dal presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, si è riunito per fare il punto della situazione, proprio nel giorno in cui è scaduto il termine di 15 giorni (dalla pubblicazione del dpcm attuativo della legge Deirio avvenuta il 12 novembre) entro cui le province avrebbero dovuto effettuare la ricognizione delle proprie risorse umane, finanziarie e strumentali necessaria a orientare le decisioni delle regioni su cosa tenere e cosa no. I governatori dovranno decidere entro fine anno, ma il compito appare arduo alla luce dei ritardi accumulati dalle province nel monitoraggio. Tanto che qualcuno ha iniziato a sondare le disponibilità del governo a concedere una proroga che però è stata espressamente smentita dal sottosegretario Bressa. In attesa di saperne di più la prossima settimana (giovedì prossimo è prevista una nuova riunione dell’Osservatorio nazionale), vi sono due certezze. Primo: le risorse riconosciute alle province dalla legge di stabilità 2015 non bastano a gestire le funzioni fondamentali. Secondo: le regioni non accettano che i costi del personale provinciale in esubero venga scaricato sui governatori. Chiamparino lo ha detto chiaramente. «L’emendamento che sta circolando è preoccupante», ha dichiarato prima di entrare in Conferenza unificata, «in sostanza si definiscono procedure che scaricano i costi del personale che non trova sistemazione nelle nuove pro vince sulle regioni». «Questa operazione», ha proseguito Chiamparino, «sarebbe un ulteriore taglio alle regioni. Se ci riducessero di un miliardo i tagli, ci faremmo carico del personale delle province». La risposta del governo è arrivata dal sottosegretario Bressa. «Non c’è nessuna bomba esuberi in arrivo», ha precisato al termine dell’Unificata. «Il ricollocamento riguarderà lo stato, le regioni e i comuni. Ovviamente, terremo conto del principio della dimensione territoriale perché un dipendente di Cuneo non potrà essere ricollocato a Salerno». Il sottosegretario ha inoltre chiarito che «non c’è nessun emendamento del governo, ma c’è un intenso lavoro tra il Dipartimento degli affari regionali e quello della Funzione Pubblica, per trovare una soluzione idonea a quella che possiamo definire la più grande operazione di mobilità nella storia della pubblica amministrazione». «Per gestire questo processo servono norme speciali che consentano di evitare esuberi e di ricollocare il personale delle province per garantire sia la sicurezza del posto di lavoro degli attuali dipendenti che il successo della riforma Deirio».
ItaliaOggi – 28 novembre 2014