Meno sindacalisti a tempo pieno, “professionisti”, e più dipendenti che in parallelo al loro lavoro si dedicano alla causa. Nella Pubblica Amministrazione si va, infatti, verso un nuovo accordo che renda meno rigidi i confini tra distacchi e permessi sindacali. All’Aran, l’Agenzia che si occupa di pubblico impiego, è prevista un’altra tappa del confronto iniziato dopo l’estate. E verrà proposto di poter sgretolare, frazionare, i distacchi, per cui si è impegnati full time nel sindacato, in permessi, ovvero in ore a disposizione dell’attività sindacale. Oggi, invece, è consentita solo l’operazione inversa: cumulare permessi per trasformarli in distacchi. Adesso bisognerà vedere in che percentuale sarà ammesso frantumare il distacco in permessi.
L’accordo su cui si tratta dà seguito a quanto previsto dal decreto Madia del 2014, con cui le prerogative sindacali sono state tagliate del 50%. Proprio a causa di questa riduzione la legge apriva alla possibilità di rendere meno vincolanti i margini tra permessi e distacchi. Con tutta probabilità nella P.a ci saranno sempre meno sindacalisti a tempo pieno e più lavoratori che, restando al loro posto, hanno un pacchetto di ore a disposizione per curare “attività” sindacale. Tutto, ovviamente, a spesa invariata. L’intesa farà anche ordine su quella che è la nuova mappa del pubblico impiego, dopo la fusione dei comparti, passati da undici a quattro, ormai circa un anno fa. Occorre quindi ricalibrare le prerogative, che tra l’altro sono ancora regolate da un testo che risale a quasi venti anni fa. L’Aran dovrebbe presentare una nuova proposta di accordo. E si punta a chiudere in fretta, anche perché all’orizzonte c’è la trattativa più attesa, quella per i rinnovi contrattuali dopo sette anni di blocco.
Il Messaggero – 5 aprile 2017