di Filippo Tosatto. Più che latte e miele, latte a peso d’oro, con un conto astronomico che attende di essere saldato.
La Commissione europea ha inviato all’Italia una lettera di messa di mora (prima tappa della procedura d’infrazione Ue) esortandola a recuperare le multe comminate ai produttori che hanno superato le quote lattiero-casearie assegnate tra 1995 e 2009: in ballo ci sono 1,42 miliardi di euro, in gran parte non riscossi. Bruxelles imputa a Roma «inadempienza e cattivo utilizzo dei fondi pubblici»: anziché pretendere il pagamento dai responsabili del surplus, il Governo ha sborsato in vece loro le somme contestate attingendo all’erario. «Sono soldi presi illegalmente da italiani che devono ritornare agli italiani», il monito finale. La querelle ha un immediato risvolto politico che chiama in causa la Lega, partito di riferimento della lobby di allevatori ribelli nordisti fin dai tempi di Vancimuglio.
Ad accendere la miccia è il pidiellino Giancarlo Galan, già successore di Luca Zaia al dicastero dell’Agricoltura: «Una deplorevole follia, qualcuno dovrà pur farsi un esame di coscienza», il messaggio per nulla cifrato. Coglie la palla al balzo Antonio De Poli (Udc): «Se l’Europa, giustamente, processa l’Italia, noi dovremmo processare la classe politica, a partire dalla Lega, che ha avallato la concorrenza sleale tra produttori onesti e disonesti». «Vi sono responsabilità precise e non vanno sottaciute, a cominciare da chi in questo momento guida la nostra Regione e che prima ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Agricoltura», fa eco Graziano Azzalin (Pd), che ricapitola gli aspetti penali dell’affaire – dalle perquisizioni nelle sedi leghiste di Milano e Torino al “caso Robusti” (storico leader dei Cobas poi europarlamentare leghista, condannato per le quote latte) e sul piano politico conclude additando «la grande bufala costruita dal Carroccio».
Punzecchiato da più parti, a suo tempo ascoltato come testimone dai magistrati, il governatore del Veneto reagisce: «Io sono l’unico ministro che prima ha presentato una legge che prevede il pagamento oneroso delle multe, con interessi legali e negoziato con l’Europa, e poi ha dato il via a un’indagine affidata ai carabinieri, che ha verificato molti aspetti quanto meno non chiari e a volte inquietanti, oggetto dell’attenzione delle procure. Se gli accertamenti dell’Arma sono fondati, in Italia abbiamo pagato multe non dovute anche in Europa». Di più, Zaia non aggiunge, lamentando la «totale disinformazione» che circonda il caso.
Più loquace il suo braccio destro a Palazzo Balbi, Roberto Ciambetti: «Troppi i mammasantissima hanno interesse a insabbiare la verità, sbandierando uno scandalo fasullo per mascherare quelli veri e colossali, tipo Monte Paschi di Siena», sbotta l’assessore al Bilancio. La verità, purtroppo, è che i contribuenti rischiano di pagare un sacco di soldi per le inadempienze di pochi… «Forse finirà così ma sicuramente non è colpa degli allevatori ai quali si getta la croce addosso».
E di chi allora? «La cifra per la quale la Commissione europea intende aprire una procedura di infrazione riguarda le multe non esigibili per effetto di ricorsi in atto, al Tar, da parte degli allevatori. E la loro opposizione fonda su un’informativa dei carabinieri alla Procura di Roma, del 15 novembre 2010, dalla quale emerge un quadro di manipolazioni fraudolente, con punte parossistiche per cui spuntano bovini che hanno 999 mesi di vita, circa 83 anni, età improbabile per una vacca vera ma plausibile per una di carta. Una truffa in grande stile, che ha originato gli errori nel calcolo della produzione di latte e le successive sanzioni comunitarie».
Il Mattino di Padova – 23 giugno 2013