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Radiocollare e recinti elettrici. E l’orso Bruno resta sul Baldo

Venturi promette un incremento dei controlli. Gli allevatori di Malcesine vogliono «cacciare» l’orso Bruno dal monte Baldo, accusato di predare le loro mandrie di animali. Ma i dirigenti della Provincia ribadiscono che con l’orso si deve convivere, ci si può attrezzare alla difesa, ma non lo si può cacciare o molestare, -«giusto perchè a qualcuno non frulli in testa l’idea di imbracciare qualche fucile» – è stato sottolineato.

E ognuno deve fare la sua parte, istituzioni e allevatori, perchè l’orso è un fenomeno naturale della montagna e l’intervento umano è concesso dal Ministero solo in caso di gravissimo pericolo. E non lo si può nemmeno spostare in territorio trentino, perchè un orso percorre anche 50 chilometri al giorno e quindi ritornerebbe indietro subito dopo. Gli si può, però, applicare un radiocollare, ma prima bisogna catturarlo e addormentarlo per applicarglielo. A difesa delle mandrie, invece, si possono elettrificare i recinti. Questa la sostanza dell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio in municipio a Malcesine, dove gli allevatori si sono confrontati piuttosto animatamente con il vicepresidente della Provincia e assessore all’Ambiente, Fabio Venturi, il biologo Ivano Confortini, la comandante della polizia provinciale Anna Maggio, il sindaco di Malcesine Michele Benamati e il suo assessore con delega alla montagna, Arnaldo Lombardi. Ed è emerso pure il giallo di quanti siano effettivamente gli orsi sul Baldo:la Provincia ne ha accertato uno solo (adulto); gli allevatori sono sicuri che siano due.

Gli allevatori di Malcesine hanno sottoscritto una petizione presentata dalla Lega Nord di Trento, per rivedere il progetto «Life Ursus», avviato nel 1996 e che ha portato al rilascio di orsi nell’area trentina. Sono una quarantina i plantigradi che circolano nella Provincia autonoma di Trento.

E ora gli allevatori vogliono garanzie sui risarcimenti danni. «Prima che subentrasse l’orso,- spiegano- le bestie brucavano libere in montagna, ora dobbiamo tenerle nelle stalle e fornire loro foraggio. Chi ci paga le spese?».

E ancora: «Non possiamo stare di notte a guardia dei nostri animali e poi di giorno lavorare». Ma per controllare l’orso di notte, la polizia provinciale non ha nè uomini, nè mezzi. Venturi, così, ha chiuso l’incontro con la promessa di «incrementare i controlli, creare un supporto burocratico della Provincia per accedere ai risarcimenti che devono essere erogati agli allevatori dalla Regione Veneto. Quindi di incontrare a breve i dirigenti di Trento, per far “riperimetrare” il progetto Life Ursus e scoraggiare il passaggio di orsi nel territorio veronese».

Corriere di Verona – 25 ottobre 2012

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