Altro che chiamarsi Ernesto, la vera importanza è abitare a San Martino di Lupari, località padovana che dopo gli Ezzelini si pregia di avere tra i suoi concittadini due illustri esponenti della giunta regionale del Veneto, così altruisti da non dimenticarsi di finanziare, con i soldi della Regione Veneto, i bisogni della loro gente.
Serve un pulimmo per la squadra di calcio Radio Birikina? Ecco qua 34mila euro. C’è da costruire la residenza per disabili? Ecco un milione. La cripta del Duomo è malmessa? Pronti i fondi per la ristrutturazione. C’è bisogno di una pista ciclopedonale? Ecco 850mila euro. Si potrebbe obiettare che anche altre squadre di calcio e altre associazioni di disabili sparse per il Veneto avrebbero bisogno di un aiuto, visti i tempi di magra, ma in occasione del bilancio 2015 della Regione stavolta il santo in paradiso doveva chiamarsi Marino Zorzato o Maurizio Conte che con i colleghi alfaniani, tosiani e fittiani hanno inchiodato l’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti e con lui il resto della Lega di Federico Caner e dell’ala forzista di Piergiorgio Cortelazzo imponendo il finanziamento di 250 interventi puntuali. Altrimenti il bilancio non sarebbe passato. Della somma totale si sa, sono 50 milioni di euro di cui 15,7 di spesa corrente e quasi 35 in conto capitale. Quel che mancava e dall’altra notte è di dominio pubblico, quando appunto a Palazzo Ferro Fini è stato presentato il maxiemendamento di giunta, è l’elenco di questi interventi. Talmente identificabili da dimenticarsi perfino di cancellare dai fogli ufficiali il nome di un consigliere che motivava i 25mila euro al Centro dei diritti umani dell’Università di Padova (“Tizio mi riferisce che Caio è a conoscenza in quanto contributo storico”). Amen. Dopodiché quello che nei giorni scorsi era uscito dalla porta è rientrato dalla finestra: avevano approvato il recesso della Regione dalla Fondazione Marcianum? Vabbè, diamole lo stesso 50mila euro quale contributo per le spese di funzionamento. Per non dire dei pullmini: solo le associazioni che operano dalle parti degli alfaniani e dei tosiani e degli azzurri “dissidenti” sono riuscite a spuntare un sussidio: agli atti risultano contributi per l’acquisto di tre pullmini a Padova e 3 a Vicenza, più un paio di ambulanze, per non dire dell’automedica per l’area del veronese. Bisognava essere a Palazzo Ferro Fini, l’altra notte, quando smaltita la cena e abbassati i toni (sì, perché nell’attesa che riprendessero i lavori in aula si è pure cantato il Nessun dorma e lanciato dardi luminosi comprati poco prima dai bengalesi), sui banchi è arrivato il malloppo di carte del maxiemendamento. Tranne i proponenti, nessuno ancora l’aveva materialmente visto, se ne era solo sentito parlare. E quasi in termini leggendari. In effetti, nessuno si aspettava un tale elenco – 11 pagine – di contributi mirati agli “amici” e ai “vicini di casa” con tanto di provincia, comune, nome del beneficiario, tipo di intervento, importo. Per dire: 100mila euro alla Festa del vino Bardolino ci possono anche stare, ma perché alle altre Fiere no? 150mila euro per la formazione professionale all’associazione dei calzaturifici della Riviera del Brenta ha un senso, ma perché non anche agli altri artigiani veneti del made in Italy? E poi: perché senza bandi e senza gare? Risposta scontata: perché siamo sotto elezioni. Quello che i “dissidenti” della maggioranza forse non si aspettavano è di essere stati gli unici a pretendere quelli che sono stati definiti “interventi per il sostegno e la ripresa economica del Veneto”, come se il Pil della Regione dipendesse dai 10mnila euro elargiti ai ciclisti di Caldogno o dagli aiuti a canoniche e sacrestie. Tant’è, Lega e Pdl-Forza Italia si sono limitati, come l’opposizione, a far inserire in Legge di Stabilità il rifinanziamento di norme esistenti (anche se, va detto, qualcosa nel “maxi” è scappato pure all’opposizione: 60mila euro per la realizzazione di un birrificio in una cooperativa di disabili, intervento “targato” Claudio Niero, Pd). Domanda: se il “maxi” è stato trasversalmente ritenuto così «vergognoso», perché la maggioranza l’ha approvato? Le risposte sono due. Primo: l’obiettivo era licenziare il bilancio. Secondo: sono davvero sicuri, i “dissidenti”, di vendersi i contributi a chiese, canoniche, associazioni in campagna elettorale? Se anche il bilancio venisse pubblicato sul Bur a breve (difficile), l’erogazione dei fondi non sarà automatica. E quando la nuova giunta, di qualsiasi colore sia, si accorgerà che si è attinto anche ai fondi della sanità, lo stop non è affatto escluso. «Quei soldi sono numeri scritti sul ghiaccio», sussurravano l’altra notte leghisti e azzurri, lasciando intendere che non saranno mai spesi. Resta comunque lo sconcerto: è questa la politica?
Alda Vanzan – Il Gazzettino – 11 aprile 2015