La relazione dell’Iss che ha svolto le analisi per l’Avvocatura dello Stato su campioni prelevati nel 2007 da un pozzo poi chiuso. L’avvelenamento da una mega discarica di sostanze tossiche. “Mancata quasiasi informazione ai consumatori, pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione”
PESCARA – L’acqua che scorre nei rubinetti del pescarese è “fortemente inquinata”. Gli utenti sono “esposti a rischio” e “non hanno informazioni”. Ha l’effetto di una bomba la relazione dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sulla qualità dell’acqua che arriva nelle case di questa parte d’Abruzzo. Bisogna comunque tener conto del fatto che le analisi sono state effettuate su campioni prelevati nel 2007 da un pozzo successivamente chiuso. Rimane da stabilire se vi siano sostanze nocive nell’acqua attualmente distribuita alla popolazione.
“L’acqua contaminata da sostanze di accertata tossicità è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila consumatori, senza limitazioni d’uso e di controllo anche per fasce a rischio di popolazione, utenze sensibili come scuole e ospedali”, si legge nella relazione datata 30 gennaio 2014 e depositata pochi giorni fa come documento della pubblica accusa nelle carte del processo alla discarica dei veleni più grande d’Europa. Il dibattimento si tiene in Corte d’Assise a Chieti e sotto accusa ci sono i vertici della Montedison, 16 dirigenti accusati di avvelenamento delle acque.
“I soli dati della quantità di scarichi di piombo derivano da fonti interne, riferiscono degli anni 1971, 1972, 1973 descrivendo lo scarico di rifiuti industriali, senza alcun tipo di sistema di abbattimento di piombo, direttamente ai collettori che comunicavano con gli effluenti, indicando che il piombo, unitamente agli altri rifiuti, veniva scaricato direttamente nel fiume Tirino”, è scritto nella relazione.
“La qualità dell’acqua è stata indiscutibilmente significativamente e persistentemente compromessa”, prosegue la relazione di 70 pagine che mette l’accento sulla “mancanza di qualsiasi informazione relativa alla contaminazione delle acque” che “ha pregiudicato la possibilità di effettuare nel tempo trattamenti adeguati alla rimozione delle stesse sostanze dalle acque”.
“Del significativo rischio in essere non è stata data comunicazione ai consumatori che pertanto non sono stati in condizioni di conoscere la situazione ed effettuare scelte consapevoli”, concludono gli esperti. Ci sono quindi “incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l’utilizzo delle acque”.
La mega discarica di Bussi è sotto sequestro dal 2007, e neanche l’intervento della procura di Pescara è riuscita a metterla in sicurezza. Una parte del sito infatti ha continuato a inquinare le falde, tanto che i magistrati Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli hanno dovuto chiedere poche settimane fa un nuovo sequestro in quanto la società Solvay – subentrata negli anni alla Montedison alla guida del sito industriale – non ha rispettato gli accordi sottoscritti per la messa in sicurezza. E ora è l’Istituto superiore di Sanità a far scattare l’allarme su questi 25 ettari di terreno contaminati.
Augusto De Sanctis, leader del Forum Acqua sottolinea: “Qualche settimana fa siamo stati noi a divulgare un documento dell’Agenzia sanitaria regionale sulla prevalenza dei tumori nella Valpescara, con dati assolutamente preoccupanti circa lo stato della salute dei paesi di Bussi e Popoli e dell’area metropolitana di Pescara. Sono passati dieci anni dalle prime segnalazioni che evidenziavano ufficialmente una condizione di inquinamento sconvolgente; sette anni dal sequestro della discarica, avvenuto a marzo 2007; sei anni dalla perimetrazione dell’intero sito, compresa l’area industriale e altre discariche, come sito di interesse nazionale per le bonifiche da parte del ministero dell’Ambiente. Ad anni di distanza di bonifiche neppure l’ombra e qualche mese fa la scoperta che neanche i sistemi di trattamento delle acque per la messa in sicurezza di emergenza erano pienamente efficienti, con conseguente inchiesta della Procura che ha ritenuto attendibile un mio esposto del maggio 2013. E’ una situazione intollerabile a cui dobbiamo porre rimedio”.
Repubblica – 26 marzo 2014