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Ricoveri insufficienti, ospedali veneziani nel mirino

Pochi ricoveri, sotto il volume di lavoro ritenuto garanzia di efficienza per un’equipe sanitaria. Sono tanti i reparti del veneziano caduti nella rete del “Piano nazionale esiti” dell’Agenas, l’agenzia nazionale per la salute del ministero, che partendo dall’analisi delle schede di dimissioni ospedaliere, ha stilato le liste dei reparti troppo “vuoti”.

Ce ne sono negli ospedali di Portogruaro, San Donà di Piave (al Civile come al Rizzola), Jesolo, Chioggia, Dolo, Venezia. Un disastro!

La rete, per carità, ha molti limiti. E sono proprio i ricercatori dell’Agenas a sottolinearlo. «Non è una classifica di strutture buone e cattive – spiegano da Roma – piuttosto uno strumento di auditing interno. Ha limiti legati alla compilazione stessa delle schede che possono essere errate. Per il pubblico, poi, non è di facile comprensione, si rischiano sperequazioni ancora più grandi». Tant’è. É comunque uno strumento di analisi, per la prima volta reso pubblico nella sua versione del 2010 (quella del 2011, appena completata, dovrebbe essere consegnata al ministero a giorni). E a sentire i vertici della Regione può essere una base utile per le nuove “schede” ospedaliere in via di definizione. Ne hanno parlato sia il segretario generale della sanità del Veneto, Domenico Mantoan, che il presidente della commissione sanità, Leonardo Padrin. Insomma carte importanti.

Che dicono, allora, dei nostri ospedali? Quattro le principali tipologie di reparto esaminate dall’Agenas, tutte per una sola patologia, quella giudicata più significativa come indicatore: per cardiologia l’infarto al miocardo, per chirurgia la colicistectomia per via laparoscopica, per la neurologia l’ictus, per l’ortopedia la frattura del collo del femore. Ebbene, per queste quattro specialità, finiscono negli elenchi 2010 ben undici strutture del veneziano. Alcune, però, vanno scartate subito: Villa Salus e Policlinico San Marco di Mestre, l’ospedale di Mirano e l’istituto Calvi di Noale. Con uno, due ricoveri all’anno per specialità, si tratta di classificazioni palesemente errate. Ad esempio, infarti capitati a ricoverati in strutture riabilitative. Restano sette ospedali, alcuni decisamente in bilico. A cominciare dal Veneto orientale. Sotto il limite in tutte le specialità c’è Jesolo: la cardiologia si ferma a 14 infarti all’anno, chirurgia a 15 colicisti, neurologia a 36 ictus, ortopedia a 22 femori. L’ospedale civile di San Donà di Piave è citato per le 76 colicisti e i 41 ictus; poche anche quelle del vicino Rizzola, rispettivamente 33 e 41. L’ospedale di Portogruaro è citato per gli infarti (53) e le colicisti (38). L’ospedale di Chioggia è sotto il limite per le 16 colicisti, ma anche per i 48 ictus e i 36 femori fratturati. In lista i 19 infarti di Dolo. E con un’unica citazione anche l’ospedale civile di Venezia, dove le colicisti si fermano a 47.

Numeri insufficienti per mantenere aperte le strutture? Non necessariamente, sottolineano da Roma. Numeri, di certo, su cui si incomincerà a ragionare. E a battagliare.

Gazzettino – 5 settembre 2012

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