La nuova «emergenza Miteni», nel 2014 autorizzata dalla Conferenza dei servizi e dal dirigente regionale Alessandro Benassi a lavorare rifiuti tossici provenienti dall’Olanda — il GenX, nome commerciale dell’HFPO-DA, acido dimerico esafluoropopilene ossido — e a sversarli in acqua, ha indotto Palazzo Balbi a riunire il Comitato tecnico sui Pfas. Il 6 luglio scorso è stata inviata al sindaco di Trissino, Davide Faccio, alla Provincia, all’Arpav, agli assessori regionali all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, e alla Sanità, Luca Coletto, ai carabinieri del Noe di Treviso, al ministero dell’Ambiente, all’Istituto superiore di Sanità e al professor Giovanni Pietro Beretta, geologo dell’Università di Milano, la convocazione per venerdì mattina a Venezia. Il tutto «allo scopo di valutare le problematiche ambientali indotte dall’attività di recupero rifiuti esercitata dalla ditta Miteni e concordare le opportune iniziative ritenute necessarie». Sotto i riflettori il «protocollo d’intesa per il coordinamento delle attività di prevenzione, caratterizzazione, bonifica/messa in sicurezza operativa del sito inquinato compreso nell’area dello stabilimento Miteni di Trissino. E per la valutazione delle attività relative all’autorizzazione integrata ambientale dello stesso stabilimento, a tutela delle risorse idriche alimentate dall’area di ricarica pedemontana e della salute dei cittadini».
«Vedremo come muoverci — anticipa il sindaco Faccio — è vero che la Miteni per il GenX ha ottenuto l’autorizzazione integrata ambientale, ma non a sversare di nuovo in falda. E’ un problema in più, speriamo ci facciamo capire qualcosa, perchè qui ogni giorno spunta una questione nuova. Se sono preoccupato? Lo sono da quando sono diventato primo cittadino di Trissino». «La storia dei rifiuti arrivati dall’Olanda finiranno nel fascicolo sui Pfas che depositeremo in Procura», annuncia Manuel Brusco, presidente della commissione regionale d’inchiesta sui Pfas, che ha finito il suo lavoro. Ma ne richiede la riapertura Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd, che ha depositato un’interrogazione sottoscritta dal capogruppo Stefano Fracasso e dai colleghi Graziano Azzalin, Bruno Pigozzo e Orietta Salemi per chiedere chiarimenti alla giunta Zaia. «Questo episodio — denuncia Zanoni — dimostra ancora una volta che sulla vicenda Miteni la Regione fatica ad agire con trasparenza, tanto che veniamo a sapere di fatti così gravi solo dalla stampa, alla quale va il nostro ringraziamento. In veste di commissario in rappresentanza del Pd nella Commissione d’inchiesta Pfas, chiederò formalmente la sua ricostituzione, per esaminare l’ultimo inquietante accadimento e verificare le responsabilità in capo alla Regione».
Dal canto suo la Miteni ha già precisato: «La molecola in questione (il GenX, ndr ) è studiata per non accumularsi nell’organismo umano. La lavorazione consiste nella rigenerazione della molecola di tensioattivo, che poi viene riconsegnata integralmente al cliente. Non c’è nessuna autorizzazione a sversare alcunché. La Regione ha autorizzato la lavorazione, tra cui il processo di trattamento delle acque, che ha dimostrato la sua efficacia nell’abbattimento delle emissioni». Quanto alle proteste dei residenti della zona inquinata dai Pfas (21 Comuni tra Vicenza, Verona e Padova), l’azienda «rinnova l’invito alle mamme No Pfas a venire a vedere come lavoriamo. Da tempo rappresentiamo meno dell’1% della diffusione di Pfas negli scarichi industriali, secondo i dati Arpav, mentre depuriamo e gestiamo l’acqua della falda. L’Agenzia dell’Unione Europea ECHA ha documentato le 160 tonnellate di precursori del Pfoa utilizzati ogni anno in Veneto e che nessuno ha mai cercato negli scarichi delle centinaia di aziende che li utilizzano».