La macchina amministrativa ha bisogno di essere messa a punto. Gira voce che lei non s’intenda per niente con il vicepresidente Marino Zorzato: è così? «No, io ho solo chiesto al vicepresidente di lasciar lavorare gli sherpa prima di esporsi nelle trattative con il personale. Il numero uno non si presenta mai per primo, arriva sempre dopo gli scontri, quando può fare concessioni che sembravano impossibili».
Una cosa concordata, dunque: vi alternate come i poliziotti negli interrogatori, il buono e il cattivo? «No, è una tecnica sindacale, nelle aziende private si usa abitualmente. Lo sanno tutti. Qui ho trovato qualcosa da mettere a punto, ne abbiamo parlato con il vicepresidente e lui è stato d’accordo». Questo è Tiziano Baggio, segretario generale alla programmazione, il numero 1 della burocrazia veneta, l’uomo che ha meditato due anni e mezzo prima di scendere in campo per giocare la partita dell’efficienza-efficacia della macchina regionale. Non se ne parlava dai tempi del Dibicoc, il famoso dipartimento bilancio e controllo, affidato nella notte dei tempi a Mario Collevecchio. Era il 1989, per la precisione: l’anno dopo era già in via di smantellamento, perché rischiava di funzionare troppo bene. A fare i conti esatti non si guadagnano amici, se ne perdono. Baggio è al corrente dei precedenti e ha preso la rincorsa lunga. In estate ha condotto la mappatura degli uffici regionali con un questionario che ha sorpreso i dirigenti: indicassero che cosa stava facendo ogni singola struttura e perché. Da restituire firmato al 30 settembre. Dal giro di boa di metà legislatura è partita la riorganizzazione del personale: sarà chiusa entro l’anno, agganciata al nuovo statuto che elimina i segretari e le direzioni, sostituendole con i dipartimenti. In parallelo viaggia un piano occupazionale, messo nero su bianco da una delibera d’agosto molto chiacchierata perché conteneva cifre che nella stesura ufficiale sono state depennate. Si temono tagli di personale, soppressione di 30-40 direzioni. Nel temuto incrocio finiranno anche gli enti regionali, prima di tutti l’Arpav, con i dipendenti in esubero che saranno assorbiti dalle Usl. A seguire Veneto Agricoltura, i Parchi, le Ater, gli Esu. Rischia di diventare un triangolo maledetto. Baggio è sbrigativo: «Le decisioni spettano alla giunta regionale, ma nessuno perderà il posto e neppure la sede di lavoro».
Il Mattino di Padova – 18 dicembre 2012