Con la fiducia che il governo Letta ha ottenuto ieri al Senato e poi alla Camera riparte il convoglio della «spending review», con due punti fermi: la prossima, imminente nomina di Carlo Cottarelli a commissario, di fatto il regista che dovrà pilotare l’intera operazione, e l’inserimento già nella prossima legge di stabilità del percorso e dei risparmi che sarà possibile conseguire a partire dal prossimo anno.
Non mancano certo a Cottarelli i numeri per provare a forzare il moloch della nostra spesa pubblica, attraverso la revisione strutturale dei meccanismi che la determinano. Operazione con la quale si sono misurati diversi governi, che può avvalersi di importanti contributi, da ultimo il rapporto messo a punto dall’ex ministro dei Rapporti con il Parlamento del governo Monti, Piero Giarda. Attuale direttore del Dipartimento Affari fiscali del Fmi, Cottarelli ha alle spalle una lunga esperienza, maturata sia in Banca d’Italia sia nello stesso Fmi, sul fronte della politica monetaria e finanziaria e su quello delle politiche economiche in senso lato.
Cottarelli gode della piena fiducia del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni e dovrà guidare un’operazione che lo stesso Enrico Letta, nel suo discorso di ieri mattina a palazzo Madama, ha circoscritto così: «Non esistono tagli di spesa facili, la revisione va fatta con accortezza». Di certo, per abbandonare definitivamente la pratica dei tagli lineari o semilineari e affidarsi alle economie di spese propiziate dalla revisione del perimetro stesso della nostra amministrazione pubblica (il totale della spesa pubblica ammonta a 807 miliardi) occorrerà agire con il bisturi, e con un respiro di medio termine.
Per il 2014, si punta quanto meno a realizzare risparmi per 4-5 miliardi, così da finanziare un primo intervento di riduzione del prelievo, con priorità al taglio del cuneo fiscale e contributivo. Una sfida da giocare a tutto campo, con l’obiettivo – come ha rilevato di recente lo stesso Cottarelli – di distinguere tra la spesa “buona” (investimenti, infrastrutture, educazione) e i «trasferimenti a pioggia».
Il Sole 24 Ore – 3 ottobre 2013