Cari amici, con il 31 gennaio cessa la mia attività sindacale in Regione Veneto e nella mia Ulss. Sarei stato felicissimo di onorare sino al suo termine anche questo ultimo mandato regionale, il quarto, assunto nell’ottobre 2013. Purtroppo non sarà così perché troppi motivi mi obbligano a una scelta di vita più riservata e meno stressante. D’altro canto quando la salute e la forza che ti hanno sorretto vengono meno e quando gli ideali in cui hai sempre creduto sembrano ormai sbiaditi all’interno del sindacato, ritengo giusto e rispettoso, per me e per voi tutti, farmi da parte e passare la mano. Ho trascorso lunghe e vuote giornate di malattia a riflettere e sono certo mi capirete: per proseguire l’incarico in Veneto ci vogliono una determinazione e una dedizione assoluta che io sento di non avere più. Non sarò a Legnaro tra di voi per salutarvi di persona, e mi dispiace, ma nessuna illazione o congettura.
Le emozioni mi pesano come martellate, e io, ormai troppo lontano da Roma, mi sarei sentito come inutile e ingombrante per una nuova segreteria, che deve aver modo di esprimersi al meglio senza l’ombra incombente dell’ex segretario alla finestra.
Non so se in questi anni come segretario ho dispiaciuto a qualcuno: so che ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e capacità non solo per tutelare i miei iscritti, ma anche tutta la categoria: dipendenti Ulss e Izs, convenzionati e liberi professionisti del Veneto. Perché questa è la mia grande terra, ed è l’unica realtà che conosco bene e in cui mi riconosco. Nell’interesse degli iscritti ho sempre mantenuto aperti i rapporti con tutte le forze politiche sensibili ai nostri temi. E tutto, sia ben chiaro, senza aver mai sollecitato e ottenuto progressi di carriera, incarichi e prebende varie e senza dover cedere a ricatti o blandizie.
In questi anni il Sivemp ha saputo essere sempre un interlocutore autorevole per le istituzioni venete e un punto di riferimento per le altre organizzazioni sindacali della dirigenza medica e veterinaria. Certo, a tratti, siamo stati un interlocutore scomodo, ma un interlocutore che nessuno ha potuto permettersi di ignorare.
Grazie alla mia squadra, anzi alle mie squadre, perché sarebbe ingeneroso dimenticarsi dei tanti che mi hanno supportato in questi anni: abbiamo raggiunto risultati di eccellenza come società scientifica nel progettare e realizzare autonomamente eventi formativi (programmati sino ad Eurocarne 2015) e come sindacato nella comunicazione mediatica (grazie Cristina Fortunati! ) con un sito che molti ci invidiano per il numero di accessi e il livello dei contenuti. E se tanti soggetti terzi, all’interno e all’esterno della nostra categoria, ci hanno ripreso e citato, se siamo stati scelti come interlocutori da tanti media – dai siti internet sino a Tg3 Report – forse è perché si è capito che andiamo a schiena diritta senza paura di calpestare qualche piede.
Anche nell’azione sindacale, ahimè, ogni cosa ha un prezzo, soprattutto i ricorsi al Tar: lascio una situazione economica non particolarmente rosea. Ritengo tuttavia che a difesa delle leggi, e degli iscritti, per stoppare le iniziative di funzionari regionali ostili e di falsi amici, non ci fossero alternative: abbiamo investito sino all’ultimo centesimo, ma senza nulla sperperare. Sarebbe bello pensare a lotte sindacali fatte solo di cuore, condivisione e tenacia ma, purtroppo, il momento storico vede il sindacato in sofferenza: lo dice con chiarezza la partecipazione agli ultimi scioperi indetti a livello nazionale. E anche in Veneto appare velleitario aspettarsi nuove forme di efficace azione sindacale. Ci auguriamo quindi che il Tar possa smontare la delibera regionale 2271/2013 e i relativi atti aziendali, perché è la stessa normativa nazionale e regionale in materia di organizzazione dei Dipartimenti di prevenzione a darci ragione.
Come diceva un vecchio film non serve dirvi che le cose vanno male, tutti quanti sanno che vanno male. Viviamo un momento di crisi e, sovente, nemmeno i colleghi stessi ci aiutano a superarla. Troppo spesso ce ne stiamo rinchiusi nel nostro piccolo mondo, chiedendo solo di essere lasciati tranquilli, ma c’è sempre qualcuno che si sforza di far diventare questo mondo ancora più piccolo: meno soldi, meno autonomia, meno responsabilità, meno competenze e nessun rispetto per il nostro lavoro e per la nostra dignità.
Ecco a voi voglio lasciare, se me lo permettete, un piccolo messaggio, sempre parafrasando quel vecchio film. Dovete avere la forza di incazzarvi, dovete dire che il vostro lavoro è un valore, un valore reale non virtuale e che merita rispetto, non attacchi. Perché le cose possano cambiare dovete reagire, alzarvi dalle vostre sedie e dire con chiarezza: “Tutto questo non lo accetterò più”. E che i nostri politici se lo sentano bene urlare nelle orecchie.
Ora credo sia il momento di lasciarvi. Siate indulgenti perché io ho fatto tutto quello che potevo.
Vi abbraccio
Roberto Poggiani
Verona, 29 gennaio 2015