Corsera. Quasi tre milioni di persone (un lavoratore su cinque) in Italia hanno una retribuzione minima oraria al di sotto dei 9 euro. Per portarla al di sopra servirebbero circa 3,2 miliardi di euro e alle aziende costerebbe una riduzione dell’1,2% del margine operativo lordo e dello 0,5% del valore aggiunto. I conti li fa l’Istat al Senato dove sono all’esame i ddl sul salario minimo, uno a firma 5 Stelle che punta ai 9 euro lordi orari, l’altro del Pd, che i 9 euro invece li vuole netti (13 lordi). E proprio sul salario minimo, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha promesso un tavolo tecnico di confronto con i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl ricevuti ieri al ministero, perché «non vogliamo superare la contrattazione sindacale». Il tema è molto delicato.
Secondo l’Istat, l’introduzione del salario minimo equivarrebbe ad un aumento medio annuale della retribuzione di 1.073 euro per chi sta sotto i 9 euro l’ora. Ma, avverte Roberto Monducci dell’Istat, «un salario minimo troppo alto potrebbe scoraggiare la domanda di lavoro o costituire un incentivo al lavoro irregolare», perciò è importante che l’intervento sia «coordinato con altri istituti, come il reddito di cittadinanza». Anche l’Inps ha sottolineato come il 9% dei lavoratori sia sotto la soglia degli 8 euro lordi l’ora, il 40% sotto i 10 euro e oltre una donna su 4 sotto i 9: «Giusto quindi sollecitare l’esigenza del salario minimo», ma con «efficaci forme di controllo». Anche per l’Ocse «può essere uno strumento efficace» però i 9 euro lordi italiani sarebbero «tra i più elevati dei Paesi Ocse», vicini a quelli della Germania, ma «con livelli dell’economia ben lontani dai tedeschi».
Sono di ieri i dati Istat sull’occupazione che nel IV trimestre 2018 ha visto un calo dei contratti a tempo indeterminato (-13mila). Ecco perché, dice l’economista Ocse Andrea Garnero, «è molto importante l’interazione con il sistema fiscale e di welfare per avere la certezza che quanto si vuole dare finisca nelle tasche dei lavoratori». L’incontro di ieri al ministero può essere un primo passo. Una «novità e un risultato molto significativo» dice il leader Cgil Maurizio Landini. I primi tavoli tecnici saranno la settimana prossima: si parte con lo sblocca-cantieri e il decreto crescita e sviluppo. «Siamo all’inizio — dice Annamaria Furlan, Cisl —, però il governo ha preso atto della nostra piattaforma». E Paolo Capone (Ugl): «Serve una contrattazione collettiva». Ma ieri c’è stato anche un altro incontro, quello tra Confindustria e sindacati, «per rimettere al centro i contributi delle parti sociali in una fase economica incerta».