Ci sono i barracuda che sempre più numerosi si impigliato nelle reti dei pescatori chioggiotti. Un giovane pesce luna o Mola Mola avvistato a fine aprile in laguna in pieno centro storico di Venezia a Sant’Alvise a pochi metri dal Ghetto. E poi la foca monaca della scorsa estate. Sono gli ospiti alieni che ormai abitano il paesaggio e i mari veneti e con cui si dovrà imparare a convivere. La specie marine, terrestri e vegetali aliene secondo i dati del CNR sono 720 di cui 254 si sono inserite nell’habitat in modo stanziale.
Tra queste si elencano zanzare tigre, le nutrie, il gambero rosso della Louisiana, le vongole filippine. La specie aliena che crea i danni maggiori, secondo il CNR, è l’ Abrosia, pianta originaria del Nord America e diffusa in Europa dai semi del mangime degli uccellini: presenta potentissimi allergeni tanto che un europeo su quattro ne è allergico. Si stima che costi sanitari per riniti allergiche e dermatiti siano di 800 milioni di euro l’anno. Ed è per questo che secondo il CNR è urgente programmare piani per il contenimento di queste specie per scongiurare l’aumento del danno come è successo nel caso delle nutrie. A Venezia si sa è l’acqua a catturare l’attenzione degli osservatori e in questi anni non sono mancate le sorprese. Per un paio di estati una foca monaca ha fatto capolino tra centro storico e Lido, in primavera ospiti fissi sono i delfini in bocca di porto del Lido, i tonni a Pellestrina e le simpatiche tartarughe Caretta Caretta. Con stupore è stato accolto un paio di giorni fa un giovane Trigone (Dasyatis pastinaca) in un rio in zona Salute peccato però che si tratti di una specie velenosa, anche fatale nel caso di individui adulti. L’ultima scoperta che ha dell’eccezionale è la Salpa maxima, animale che sta a metà tra un pesce e una medusa. È stato raccolto davanti all’isola della Certosa i primi giorni di giugno. Cosa sta succedendo? La domanda se la fanno tutti, ma non è facile per gli esperti dare una risposta. Luca Mizzan direttore del Museo di Storia Naturale di Venezia spiega: «La laguna è diventata più profonda dunque entrano specie che prima non arrivavano, in più le correnti sono più forti, così gli individui arrivano più facilmente nei rii interni». Alcune specie aliene arrivano dai mari più caldi, dal Pacifico e ora che Suez è stato raddoppiato lo scambio è più facile. A fare il resto ci pensano le navi. Nel 2013 è stata pescata nelle acque veneziane una medusa sconosciuta, poi ribattezzata Pelagia benovici. «La provenienza non è nota – spiega Carlotta Mazzoldi responsabile della stazione idrobiologica di Chioggia e docente dell’ Università di Padova – potrebbe essere arrivata con le acque di zavorra di una nave commerciale». Le segnalazioni di specie alloctone, dunque di altri mari, crescono sempre di più: tra queste il granchio blu (Callinectes sapidus). L’aumento della temperatura delle acque, secondo gli esperti, è invece la causa dell’arrivo al nord di specie mediterranee come il pesce serra (Pomatomus saltatrix), la lampuga (Coryphaena hipporus, i barracuda.
Il Corriere del Veneto – 27 giugno 2016