L’industria alimentare non influenza in alcun modo il lavoro dell’Organizzazione mondiale della sanità. A difendere l’indipendenza dell’Oms e il suo impegno nella prevenzione di malattie come tumori e cardiopatie è il direttore generale dell’agenzia, Margaret Chan, che interviene dopo che una serie di articoli internazionali hanno sollevato dubbi e ombre sull’influenza indebita di ‘Big Food’.
Chan ribadisce in una nota che l”industria produttrice di cibi e bibite non ha alcuna “influenza indebita” sul lavoro dell’Oms, che utilizza un “processo rigoroso” per evitare ogni rischio: “Quando l’organizzazione lavora con i privati, adotta ogni misura possibile per assicurare che il suo impegno nello sviluppo di politiche e linee guida sia protetto dall’influenza dell’industria”, dice Chan.
Questo vuol dire che “non sono accettati finanziamenti da aziende che hanno un diretto interesse commerciale nei risultati del progetto” in esame; e che tutti gli esperti coinvolti nei gruppi di lavoro Oms devono dichiarare eventuali conflitti d’interesse. “Se si tratta di interessi potenzialmente significativi, l’esperto viene escluso dal meeting o gli viene attribuito un ruolo limitato”. Insomma, “l’Oms non accetta finanziamenti dai produttori di alimenti e bibite per lavori sul controllo e la prevenzione delle malattie non trasmissibili”. Questo però non è del tutto vero nel caso della Pan American Health Organization (Paho), un’entità peculiare fra gli uffici regionali dell’Oms, che contiene due separate entità legali (Amro e Paho), e che in alcune aree possono seguire politiche differenti: “Ad esempio, l’industria alimentare ha contribuito finanziariamente” alla Paho, come parte di “un forum multisettoriale per il contrasto delle malattie non trasmissibili”.
Per il resto, i paletti sono rigorosi. Per quanto riguarda l’attività dell’Oms per promuovere la salute e contrastare le malattie, nello stilare la Global strategy on Diet, Physical Activity and Health, l’organizzazione ha “discusso con i privati, ma non ha preso denaro da aziende attive nella produzione di bibite e alimenti”, sottolinea ancora Chan. Dal momento che le malattie non infettive contribuiscono con 36 milioni di morti (63%) ai decessi che si registrano nel mondo ogni anno, “costituiscono una priorità per l’organizzazione”. Inoltre 14 mln di vittime sono sotto i 70 anni e molti di questi decessi sono prematuri e largamente evitabili. Dunque la battaglia dell’Oms contro questi killer andrà avanti, conclude Chan, assicurando di apprezzare il “sostegno di governi, società civile e altri partner, per ridurre morti, malattie e disabilità” legate a queste patologie.
(Adnkronos Salute) – 20 novembre 2012