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Sanità. Fondi integrativi salva-Ssn con nuove agevolazioni fiscali. Proposta Confindustria e Confcommercio. Panucci: «Idee innovative per la sostenibilità»

I fondi sanitari integrativi come leva decisiva di sviluppo e di rafforzamento della sanità pubblica. Ma davvero e pienamente integrati col Ssn, per garantirne la qualità, combattere un sommerso stimato in 15 miliardi, garantire la sostenibilità del sistema pubblico. E incanalare quei 32 miliardi di spesa privata degli italiani – 530 euro in media a testa ogni anno – che oggi solo in piccola parte (4-5 miliardi) per il 20% passano attraverso i fondi, il “secondo pilastro” della sanità, accanto al Ssn appunto.

Confindustria e Confcommercio hanno lanciato ieri a Roma una proposta comunque per salvare la sanità «nel Welfare che cambia». Una proposta che parte dalle preziose esperienze dei fondi contrattuali che fanno capo alle due associazioni imprenditoriali, in un universo dei fondi che in Italia assicura ormai più di 7 milioni di italiani. Sul piatto, la richiesta aperta al Governo e a tutte le forze politiche di mettere mano a «più incisive politiche di incentivazione fiscale» per favorire l’adesione dei cittadini a fondi anche aperti «che non operano in regime di selezione del rischio».

«Ci tenevamo a presentare una proposta che ci è stata sollecitata dal Governo. In un momento in cui la spesa per la sanità decresce, mentre aumenta la domanda di assistenza – ha detto Marcella Panucci, dg di viale dell’Astronomia – il tema della sostenibilità chiede idee innovative e percorribili». Piena sintonia, naturalmente, da parte del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: «I tempi sono maturi per dare ai fondi un ruolo importante, che va valorizzato e sostenuto, attraverso quel meccanismo fondamentale della sussidiarietà orizzontale previsto dalla Costituzione».

Gli ingredienti fiscali della proposta di Confindustria e Confcommercio sono considerati cruciali per favorire anche in Italia il pieno decollo del “secondo pilastro” dell’assistenza sanitaria, accanto e pienamente integrato al primo pilastro, il Ssn. Una proposta che parte dalla possibilità di estendere l’esclusione dal reddito imponibile dei contributi versati, anche adeguandoli progressivamente a quelli della previdenza complementare. Fino a prevedere, a favore delle aziende che versano quote per la sanità complementare, l’esonero contributivo totale sulle stesse quote. Proposte che sarebbero controbilanciate dall’effetto-qualità che i fondi possono innescare sugli ospedali pubblici stimolati da accordi ad hoc, sul taglio delle liste d’attesa, sulla possibilità di indirizzare e tracciare la spesa per la salute out of pocket dei cittadini. Ma anche dalla chance di stimolare l’economia, con una filiera della salute che oggi vale oltre l’11,5% del Pil e occupa 2,5 milioni totali di addetti.

Un pieno sostegno è stato espresso ieri da tutte le forze politiche. Da Andrea Mandelli (Forza Italia) a Giorgio Santini (Pd), fino all’ex ministro del super Welfare, Maurizio Sacconi (Ncd). Che ha proposto un’Authority per i Fondi con la Covip, e ha sottolineato i troppi ritardi nelle politiche di razionalizzazione del Ssn, a partire dal taglio dei piccoli ospedali: «Oggi – la sua accusa – la politica locale è vigliacca. Non ha coraggio», e non scegliendo mette a rischio la salute della gente».

Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 11 dicembre 2015 

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