Un milione di euro a titolo di sanzione pecuniaria e la confisca di immobili per un valore di 16 milioni.
Il patteggiamento della Fondazione Maugeri, ratificato ieri dal gip Andrea Ghinetti, non è un buon segnale per Roberto Formigoni, l’ex presidente della Lombardia e attuale senatore del Pdl che da lunedì sarà imputato nella prima udienza preliminare per lo scandalo dei rimborsi nella sanità lombarda. Perché la decisione di chiudere la partita con rito abbreviato da parte della
Fondazione per aver violato la legge sulla responsabilità amministrativa attraverso le tangenti ai dioscuri ciellini Antonio Simone e Pierangelo Daccò, suona come un riconoscimento dell’impostazione accusatoria che vede l’ex governatore accusato di associazione per delinquere e corruzione.
L’altro brutto colpo per l’ex governatore arriva dal Pirellone che ieri ha deciso all’unanimità di costituirsi parte civile contro gli imputati che compariranno lunedì davanti al gip Cristina Mannocci.
I 16 milioni sono considerati parte del profitto del reato. Anche l’ex direttore amministrativo dell’ente, Costantino Passerino e l’ex presidente Umberto Maugeri, come altri indagati (cinque in tutto), hanno concordato patteggiamenti che dovranno essere ratificati nelle prossime settimane.
Secondo le indagini, la Fondazione Maugeri per anni sarebbe stata favorita, così come l’ospedale San Raffaele, da delibere della Giunta regionale per un totale di circa 200 milioni di euro di rimborsi «ulteriori» per prestazioni sanitarie. Parte di quei soldi, 61 milioni di euro, sarebbero stati distratti dalle casse e 8 milioni di euro circa sarebbero serviti, secondo l’accusa, per corrompere Formigoni con viaggi, vacanze e benefit di lusso, nonché un finanziamento per la campagna elettorale. La scelta processuale della fondazione rinforza l’impianto accusatorio
Il sole 24 Ore – 28 settembre 2013