Che Flavio Tosi si sentisse sicuro nella sua ostentata linea di dissenziente dalla linea governativa del Carroccio lo si era capito da mesi.
La visita, o meglio, l’omaggio di Roberto Marosi, giunto l’altro ieri a Verona praticamente solo per salutarlo, ha chiarito, una volta per tutte, che quella del sindaco scaligero non è la reiterata alzata di ingegno di una testa calda ma un piano coordinato, a livello di tutta la Lega, per arrivare a un cambio di leadership. Ecco perché, malgrado la famosa «direttiva Ceausescu» diramata dal vertice federale di Via Bellerio a Milano su sollecitazione di numerosi bossi ani, la lettera che vieta agli amministratori locali lumbard di prendere posizioni pubbliche sulla politica nazionale, lbsi non solo s’era divertito a relativizzare la secessione reinvocata dal Capo a Venezia, non solo aveva fatto spallucce alle vesti stracciate del ministro Roberto Calderoli, ma con i suoi, nel Veronese, aveva cominciato a menare le mani contro gli avversari, sospettati di alimentare, ogni due per tre, voci sulla sua imminente espulsione dalla Lega. Se ne è incaricato, nei giorni scorsi, il fido Paolo Paternoster, segretario provinciale, che ha messo nel mirino gli adepti del Cerchio magico, la corrente dei fedelissimi del Senatur, vale a dire con gli uomini vicini al senatore Federico Bricolo, capogruppo a Palazzo Madama, del sottosegretario alla Salute, Francesca Martini e del vice-capogruppo alla Camera, Alessandro Montagnoli. Statuto alla mano, Peternoster e i componenti del direttivo provinciale hanno annullato il congresso di Oppeano, città di Montagnoli, dove un suo uomo Luca Ceolaro, era stato eletto con due soli voti in più di un tosiano doc, il vicesegretario provinciale Emilio Zamboni. In particolare, i vertici del Carroccio veronese avrebbe ricevuto segnalazioni di voti espressi da militanti non fisicamente presenti nella sezione, come nel caso del ciclista Pietro Caucchioli da Bovolone (Vr), professionista piuttosto quotato e notoriamente militante padano, qualità che però non bastano per eleggere un delegato provinciale senza recarsi a votare. E proprio la sezione di Bovolone, insieme a quella di Isola della Scala, sono state «messe sotto tutela,- (commissaria-mento soft) dal direttivo, mentre si è provveduto a inviare il commissario in quel di Cerea, dove il segretario è stato accusato di aver perso iscritti, e di Mezzane-Lavagno, con il motivo ufficiale di voler separare le sezioni, unificate tempo fa. Infine, espulsione vera e propria per un consigliere comunale lumbard a Grezzane: Zeno Falzi. Tutti provvedimenti in linea con la regole interne della Lega, così come lo erano quelli adottati dal segretario nazionale veneto, Gian Paolo Gobbo, contro i tosiani vicentini, fra cui il senatore Alberto Filippi, espulso, non più di due mesi fa. Intanto che qualcosa stia cambiando negli assetti della Lega lo testimonia anche il precipitoso dietrofront dei padani di Treviso, roccaforte di Gobbo che è sindaco della città. Il segretario provinciale Antonio Da Re ha negato che il partito intenda cacciare lo storico sindaco-sceriffo Giancarlo Gentilini, prosindaco solo perché non rieleggibile ulteriormente, che negli ultimi tempi aveva bacchettato più volte il presidente provinciale Leonardo Muraro, lumbard anche lui, e messo in difficoltà la giunta con una stupefacente apertura agli islamici.
Italia Oggi – 6 ottobre 2011