La «maledizione» per gli specializzandi veronesi (e del resto d’Italia) era iniziata a novembre, con il primo test per l’accesso alle scuole che formano i chirurghi così come gli oculisti, i pediatri o gli ortopedici, svoltosi a livello nazionale.
Test che, tanto per cominciare, è stato subito dichiarato invalido per un errore di chi doveva correggere (il consorzio universitario Cineca) e, dopo una serie di dubbi e smentite, considerato valido tra mille polemiche.Da quel giorno sono trascorsi più di quattro mesi e non solo le scuole di specialità sono ferme, ma alcuni studenti devono ancora sapere con certezza quale sarà il loro futuro professionale. I risultati delle graduatorie vengono corretti quasi a cadenza settimanale: allo stato attuale si è arrivati al decimo «scorrimento» per l’assegnazione di borse di studio (quelle che pagano i singoli posti nelle scuole).
Il che significa che ci sono continuamente posizioni vacanti che devono essere riassegnate.Un controsenso, se si pensa che il numero delle borse di studio, o contratti di formazione, sono nettamente inferiori a quello dei medici che si laureano: cinquemila per un numero di «neodottori» che è quasi il doppio. Un fenomeno criticato da tempo e che ha portato a diverse manifestazione da parte degli studenti laureandi, che vedono sempre con maggiore difficoltà la possibilità di proseguire con una formazione sempre e comunque richiesta dal mondo del lavoro.Cosa sta succedendo? Sono in realtà diversi i fattori che hanno contribuito a rallentare il tutto. A cominciare dalla possibilità di concorrere per sei tipologie di scuole, il che ha causato difficoltà nel calcolo delle graduatorie: liste lunghissime, in quanto uniche, per la prima volta, per tutte le università d’Italia. Ma c’è anche la questione delle borse di studio «aggiuntive», quelle assegnate dalle singole regioni e che pesano per un ulteriore 10% dei posti a disposizione. Questi contratti di formazione servivano a «correggere» la pianificazione del Miur in base alle necessità del territorio. Al Veneto manca qualche ginecologo? Rimedia la Regione preventivando qualche posizione in più in questa specialità per i giovani medici. Un meccanismo che, nell’ultimo bando, è saltato. E che ha fatto arrabbiare parecchio Venezia. «Roma ha voluto decidere anche questi posti, bypassando una competenza regionale – è la denuncia di Luca Coletto, assessore alla Sanità – il risultato è stato un bel pasticcio, visto che, giustamente, gli enti locali hanno rivendicato il diritto ad assegnare quelle borse. Del resto, la pianificazione del servizio sanitario è compito delle Regioni e non possiamo programmare nulla senza sapere quanti e quali specialisti abbiamo a disposizione». Allo stato attuale rimarrebbe da sciogliere circa il 15% degli assegnamenti, ma il processo potrebbe richiedere ancora diversi scorrimenti. A Verona sarebbe ancora libero qualche posto nella scuola di specializzazione per la medicina di Urgenza ed Emergenza (tra le meno scelte a causa dei rischi professionali). Inoltre ci sono alcuni posti riservati agli studenti trentini (pagati dalla Provincia autonoma con l’obbligo di esercitare la professione in loco) che non sono stati assegnati.«Triste perderli – commenta Coletto – ma in questo caso come Regione non abbiamo danni, l’accordo esiste in virtù del fatto che in Trentino Alto – Adige manca una facoltà di Medicina». Quanto al bando, il Miur l’ha già modificato, riducendo, tra le altre cose, a tre le possibilità di scelta. Una norma che entrerà in vigore con il prossimo test.
Davide Orsato – Il Corriere del Veneto – 11 marzo 2015