Ultima versione del regolamento sugli standard ospedalieri all’esame della conferenza straordinaria dei governatori di oggi. Che attende però alcune risposte dall’Economia (ad esempio sul numero di posti letto per l’accreditamento dei privati) e con tutta probabilità iol provvedimento potrebbe approdare alla Stato Regioni della prossima settimana (il 20 dicembre).
Ma i giochi non sono ancora fatti nemmeno a livello di Regioni: nonostante il testo sia stato trasmesso dalla Salute, molti governatori – specie del Sud – stanno mettendo in discussione le competenze a scrivere della materia e, quindi, l’opportunità di proseguire il confronto su un testo che ha seguito questa strada di elaborazione.
In sostanza Campania e Puglia hanno dato il loro veto sulla mobilità passiva e hanno chiesto di riportare il tema in commissione Salute. Le Regioni del Sud non riconosco le sclete fatte nel documento sulla mobilità passiva che dovrebbero tagliare di più i posti letto, in aumento invece per quelle con mobilità attiva. Ma sono scelte che devono essere concordate tra Regioni – è il metodo – e non avallate in anteprima dal Governo.
Secondo l’ultimo testo comunque, per ridurre i posti letto il calcolo si allarga e dovrà considerare quelli medi delle strutture di ricovero pubbliche ed equiparate, l’attività delle cliniche, il day hospital ma anche il nido, il pronto soccorso, le sale operatorie, l’ospedalizzazione domiciliare e i nati immaturi. Il valore di riferimento dei posti letto standard sarà aumentato per le Regioni con mobilità attiva grazie al calcolo dei posti letto equivalenti. La soglia per l’accreditamento dei privati, inizialmente prevista in 80 posti letto e poi abbassata a 60 nel documento della scorsa settimana degli assessori è ancora oggetto di contrattazione tra Economia, Salute e Regioni.
La classificazione delle strutture ospedaliere terrà conto di quanto scritto nell’allegato tecnico con la modifica del tetto di riferimento per l’accreditamento dei privati. Ma anche per quanto riguarda gli standard delle singole discipline, si dovranno considerare i criteri epidemiologici, di specificità e accessibilità del territorio e l’integrazione tra le varie discipline dovrà avvenire secondo i modelli dipartimentale e per intensità di cura. E comunque con l’obiettivo di assicurare la maggior flessibilità organizzativa nella gestione dei posti letto rispetto alla domanda appropriata di ricovero con un occhio particolare al Pronto soccorso e all’emergenza-urgenza.
Gli standard che riguardano la sicurezza, la privacy, la sostenibilità energetica e così via, dovranno essere applicati secondo le previsioni della legge 189/2012 che li lega alle risorse recuperate dal programma di edilizia sanitaria.
Poi si dovranno assicurare forme di centralizzazione di livello sovra-aziendale per alcune attività caratterizzate da economia di scala e da diretto rapporto volumi/qualità dei servizi (ad esempio il sistema trasfusionale). Ancora nell’articolazione della rete ospedaliera in reti per patologia oltre al modello hub and spoke si devono adottare altre forme di coordinamento e di integrazione professionale su base e non gerarchica. E la rete dell’emergenza urgenza va adeguata secondo le indicazioni dell’allegato, anche prevedendo misure per assicurare la disponibilità di posti letto di ricovero nelle situazioni ordinarie e in quelle in cui sono prevedibili picchi di accesso.
Ben dettagliato – e diverso dalla versione precedente – il meccanismo di calcolo dei posti letto per mille abitanti. Si calcola il costo medio per posto letto a livello nazionale, dividendo il costo complessivo nazionale dell’assistenza ospedaliera 2011 e il numero dei posti letto effettivi attivi nei reparti ospedalieri al 1° gennaio 2012 e rilevati nei modelli che riguardano i posti letto per disciplina delle strutture di ricovero pubbliche ed equiparate e i posti letto per disciplina delle case di cura private. Si divide il costo medio per posto letto a livello nazionale per il valore finanziario del saldo di mobilità attiva e passiva riferito al flusso dei ricoveri di ciascuna Regione secondo la mobilità economica 2012 per individuare il numero dei posti letto equivalenti utilizzati per la mobilità dei pazienti tra le regioni. Il numero di posti letto equivalenti è moltiplicato per un coefficiente di 0,80 . Il suddetto coefficiente di 0,80 è ridotto a 0,65 dal 2015.
Qualche modifica nell’ultima versione del provvedimento anche all’allegato.
La prima riguarda sempre la previsione della massima flessibilità nella gestione dei posti letto e l’avvio di programmi locali di telemedicina per la gestione integrata ospedale-territorio di alcune patologie tra cui scompenso cardiaco, broncopneumopatie croniche e diabete.
Poi, i processi di riconversione al trattamento dei pazienti post acuti delle strutture per acuti da disattivare sono attuati nel rispetto dello standard fissato per la lungodegenza e la riabilitazione e i tassi di ospedalizzazione sono considerati per disciplina o per specialità clinica e alcune di queste potranno essere gestite con un’unica struttura organizzativa (ad esempio nefrologia e dialisi).
Per quanto riguarda le reti dell’emergenza, alle Regioni con un bacino di popolazione inferiore a quello minimo indicato dal provvedimento è «fortemente raccomandata» l’aggregazione funzionale con una delle Regioni confinanti attraverso convenzioni ad hoc.
Sempre in materia di emergenza è prevista la garanzia di finalità per percorsi clinico-assistenziali e sulle elisuperfici sono aggiunte specifiche indicazioni per l’elisoccorso con parametri specifici.
Sugli eventi con codice di gravità giallo e rosso va calcolato il fabbisogno di basi operative di elisoccorso in base all’attività degli ultimi cinque anni e agli interventi territoriali con mezzi di terra. Fatto questo deve esserci un servizio di elisoccorso regionale, integrato con il sistema di soccorso a terra, che impieghi un numero di mezzi diurno pari a uno per una previsione media di interventi compresa tra 400 e 600 anno per ogni base operativa in funzione naturalmente dei mezzi a terra e della definizione della rete ospedaliera.
Per i mezzi notturni, si propone un servizio di elisoccorso integrato con il sistema di soccorso a terra tramite adeguata rete di elisuperfici notturne a servizio delle destinazioni sanitarie, ed elisuperfici a servizio di comunità isolate o aree disagiate, che impieghi un numero di mezzi notturni pari a uno per una previsione media di interventi compresa tra 350 e 550 anno per ogni base operativa in relazione, motivata, alla numerosità dei mezzi a terra, alla definizione della rete ospedaliera ed alla rete di elisuperfici notturne.
Naturalmente per chi un numero di interventi inferiore ai parametri indicati sono «fortemente auspicate sinergie di intervento a copertura delle aree di confine tra le diverse Regioni».
Il sole SAnità – 13 dicembre 2012