Taranto, allarme diossina lanciato da Peacelink: “Dopo pecore e capre contaminati anche i bovini”. Richiesti controlli sulla carne
L’allarme degli ambientalisti di Taranto: “Dopo pecore e capre, riscontrata la presenza delle sostanze tossiche nel latte di mucca. Ora verifiche sulla carne”. L’allevatore della mattanza prova a rinascere con la canapa
“A Taranto si aggrava e si allarga la contaminazione da diossina. La diossina è infatti arrivata a Massafra (un comune che dista una quindicina di chilometri da Taranto) e per la prima volta colpisce i bovini”. L’allarme sull’inquinamento della città jonica è di Alessandro Marescotti e Fulvia Gravame dell’associazione Peacelink, che spiegano: “Le analisi sono state effettuate dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo, in seguito ai prelievi effettuati dalla Asl su un allevamento di Massafra. Per la diossina è stato accertato il superamento dei limiti di legge nel latte di mucca – dicono – e ora si procederà all’analisi della carne”.
Ma sulle dichiarazioni degli ambientalisti interviene il sindaco di Massafra, che critica “la campagna mediatica distruttiva sulla presunta contaminazione dei bovini, non bisogna creare allarmismo”.
“E’ un passaggio importantissimo – sottolineano invece dall’associazione – al fine di verificare la sicurezza alimentare di un settore rimasto fuori dai controlli diretti sulla carne, limitatisi fino ad ora solo alla carne di pecore e capre risultate positive al controllo della diossina sul latte”. Da tempo, osservano Marescotti e Gravame, “chiedevamo alla Regione Puglia il controllo della diossina sulle carni macellate senza ottenere però che venisse effettuato. Eppure il tavolo tecnico regionale per la diossina conveniva sull’opportunità di un simile controllo sui macelli”. Il fenomeno, sostengono gli ambientalisti, “che ci fa riflettere è la contaminazione transgenerazionale. Le mucche sembrano aver trasmesso anche ai vitellini la diossina che trattengono come carico corporeo elevato e tramite l’allattamento dei vitellini si sta determinando una catena di contaminazione a ciclo continuo”.
Il sindaco Martino Tamburrano, riferendosi alle analisi effettuate sul campionamento di latte prodotto nell’allevamento bovino di Giuseppe Chiarelli, in contrada Orofino, nel territorio di Massafra e a circa 10 chilometri dall’Ilva, già posto sotto vincolo sanitario da settembre, contesta la lettura dei dati dei prelievi del 24 marzo che hanno confermano il bioaccumulo di diossina e Pcb nel latte vaccino. “I dati dell’Arpa – ha osservato Tamburrano – dicono che le emissioni sono dieci volte inferiore ai limiti di legge. Questo mi tranquillizza anche se per qualcuno dai giornali è rimasto dispiaciuto per questa cosa, per continuare a fare quel tipo di politica che è più inquinante di qualche camino industriale”. Il primo cittadino si riferisce alle emissioni dell’inceneritore di Massafra che, secondo i campionamenti dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, risulta emettere in atmosfera quantità di diossina, Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) e Pcb (policlorobifenili) dieci volte sotto i limiti di legge. “Le cose – ha concluso Tamburrano – bisogna riportarle nell’interesse dalla città citando i dati ufficiali e scientifici e riferendosi al lavoro che Arpa ha fatto, anche se fortemente in ritardo”.
Il legale dell’azienda Chiarelli, Antonio Ciaurro, ha fatto presente che “i lavoratori da quattro mesi sono fermi e senza reddito. Ora, però, tutti i fattori ambientali, come terra e acqua, sono tutti nella norma. Quindi, il territorio è stato adeguatamente considerato e lo si è dichiarato immune da rischi per la collettività”. Nei giorni scorsi, in una intervista rilasciata ad un quotidiano, il responsabile del Servizio veterinario dell’Asl di Taranto Teodoro Ripa aveva ritenuto superfluo il ricorso a “ulteriori indagini sul latte. Purtroppo – aveva aggiunto – dovremo eseguire quanto deciso dal Tavolo tecnico regionale: occorre cioè abbattere un paio di capi più anziani, maschi, per capire quale livello di tossicità o meno presentano le carni e, quindi, eventualmente consentire il consumo solo delle carni”.
La diossina presente negli animali allevati a Taranto fu all’origine della mattanza di oltre 2000 capi di bestiame degli anni scorsi. Uno degli allevatori, al quale tra il 2008 e il 2010 vennero abbattuti 600 ovini, tra pecore e capre, risultati contaminati da diossina e Pcb, ha cercato di guardare avanti dopo aver perso tutto. Ha riconvertito l’azienda e ora sui terreni dove un tempo pascolavano le sue pecore ha seminato canapa. “L’ennesimo tentativo – ha dichiarato – per resistere e per dimostrare che la nostra splendida terra può continuare a vivere”.
Repubblica – 6 aprile 2014