Il governo pensa di unificare il prelievo sulla seconda casa. La Tasi sarà più cara dell’Imu per una famiglia su due. E per oltre due terzi di quelle che vivono in case modeste e hanno figli. Mentre la metà dei Comuni italiani ancora non ha fissato le aliquote, spingendo i cittadini verso un dicembre bollente sul fronte delle tasse. Il governo intanto studia la possibilità di cancellare per sempre l’Imu, in sede di legge di Stabilità in ottobre, anche per le seconde case. E di fonderla con la Tasi, tenendo però il gettito invariato. Nulla di nuovo quindi per i contribuenti.
All’appello mancano circa 4 mila città prive di Tasi. I sindaci hanno tempo fino al 18 settembre per comunicare le aliquote e far pagare così l’acconto il 16 ottobre. Ma se tarderanno ancora, trascinandosi a fine novembre, i cittadini saranno costretti all’esborso unico a dicembre. Tra i campanili in regola con le comunicazioni (3.892 Comuni, di cui 2.180 hanno già fatto versare la prima rata a giugno), vi sono tutti e 48 i capoluoghi di provincia, da Ancona a Vicenza, passando per le grandi città. Ovvero il 60% circa dei proprietari di prima casa italiani. La domanda dunque è d’obbligo: la Tasi sarà più o meno cara dell’Imu? Nel 52,6% delle situazioni monitorate dal Servizio politiche territoriali della Uil sarà più alta. Una famiglia su due pagherà di più. Ma ciò che colpisce è la distribuzione del balzello, assai mutata rispetto all’Imu. Per via della sparizione delle detrazioni classiche (200 euro per tutti, 50 euro per ogni figlio sotto i 26 anni), sono penalizzati – poco o molto, a seconda – le rendite catastali basse e chi abita in città che prima tenevano l’Imu al minimo. Le rendite alte invece risultano premiate. E chi prima era esente dall’imposta in molti casi ora la verserà. I Comuni si sono mossi sulla Tasi in modo “creativo”, confermandone così la natura locale, ma anche caotica. Si passa da zero detrazioni a sconti in base al reddito Irpef o Isee, da detrazioni nulle per i figli a bonus solo dal terzo figlio in poi, come fa curiosamente Ferrara (mentre Reggio Emilia premia chi ne ha più di quattro). La Uil ha monitorato due tipologie di appartamenti con cinque vani – una abitazione A2, civile e una A3, economica – nelle ipotesi senza e con un figlio, per tutti i 48 capoluoghi italiani. La casa A2 ha rendita catastale pari a 750 euro, nella media italiana (e nell’ipotesi, reddito Isee di 16 mila euro, reddito Irpef 20 mila euro). La casa A3 ha rendita di 450 euro, anche questa in media (reddito Isee di 10 mila euro, reddito Irpef 20 mila euro). Ebbene, calcolando la Tasi per ciascuna situazione e in base alle regole dei Comuni, viene fuori che in media la Tasi 2014 sarà pari a 219 euro contro i 225 euro dell’Imu 2012 (nel 2013 l’Imu è stata abolita sulla prima casa). Un piccolissimo risparmio che già sparisce per la casa in A3 (133 euro contro 111). Mentre si conferma per la A2 (305 euro contro 333). A conferma che le categorie catastali più basse sono svantaggiate. Il 71% delle famiglie che vivono in A3 e un figlio pagheranno di più.
Guardando alle grandi città, tutte quelle che avevano un’Imu prima casa alta o molto alta – tra il 5 e il 6 per mille ora hanno una Tasi più bassa. È il caso di Roma, Torino, Genova, Caserta, Napoli che hanno fissato – come prevede la legge – aliquote più basse di 2 o 3 punti (al massimo si può arrivare al 3,3 per mille, con obbligo di detrazioni, oppure 2,5 per mille, con o senza detrazioni). A Roma per esempio, nei due casi citati, si risparmierà da 50 a 145 euro a seconda della tipologia (di più con un’abitazione civile A2 e senza figli). A Caserta si arriva addirittura a 241 euro di minori esborsi, pur senza detrazioni: ma qui l’aliquota è crollata dal 6 al 2,5 per mille.
I penalizzati – sembra un paradosso sono i Comuni un tempo “virtuosi”. Quelli cioè che tenevano l’Imu al 4 per mille, il minimo. Ora si trovano a imporre una Tasi al 2,5 o 3,3 per mille e in molti casi il risparmio è nullo o c’è un aggravio, per via di detrazioni assenti o inferiori. A Mantova ad esempio si va da 124 a 181 euro extra (il massimo per la A3 con un figlio). Così Venezia, Milano, Firenze, con aumenti però più contenuti.
Repubblica – 23 agosto 2014