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Tassista ucciso per un cane, aggressore condannato a 16 anni

La condanna per omicidio volontario aggravato. Rinviati a giudizio gli altri imputati, fratello e sorella

È stato condannato a 16 anni di carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi Morris Ciavarella, 31 anni, uno dei tre aggressori che lo scorso 10 ottobre pestarono a sangue il tassista milanese Luca Massari, morto dopo un mese di coma. La sentenza è stata emessa con il rito abbreviato dal gup di Milano Stefania Donadeo, che ha anche rinviato a giudizio gli altri due imputati, la fidanzata di Ciavarella Stefania Citterio (28 anni) e il fratello di lei, Pietro (26). I due fratelli hanno scelto il rito ordinario, mentre Ciavarella ha optato per l’abbreviato. La difesa aveva chiesto la derubricazione in omicidio preterintenzionale, sostenendo che l’uomo non voleva uccidere. Il giudice ha riconosciuto il giovane colpevole di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, ma ha «cancellato» l’aggravante della crudeltà. Questo, oltre allo sconto per il rito abbreviato, ha praticamente dimezzato la pena di 30 anni che invece era stata chiesta dal pm Tiziana Siciliano. La stessa contestazione è formulata nei confronti degli altri due imputati. Pietro Citterio risponde anche di incendio per aver dato fuoco all’auto di un testimone e di minacce e percosse a un fotografo che riprendeva appunto la vettura bruciata. Con i due fratelli è, inoltre, stato rinviato a giudizio anche Davide Lagreca, accusato di favoreggiamento perché avrebbe cercato di depistare le indagini.

LA FAMIGLIA – Esprime soddisfazione Cristiana Totis, l’avvocato della famiglia Massari, parte civile nel processo. «Lo scopo della famiglia era ottenere una risposta dell’ordinamento – spiega il difensore – e questa risposta c’è stata, perché è stato riconosciuto l’omicidio volontario e non è stato derubricato in preterintenzionale. Per questo non faremo appello». Presente alla lettura della sentenza anche il fratello di Luca Massari, che non ha voluto rilasciare commenti. «Siamo contenti che siano state riconosciute le attenuanti generiche, per lo spirito con cui Ciavarella ha partecipato al processo e gli è stata invece tolta l’aggravante della crudeltà», è invece il commento di Andrea Locatelli, legale dell’imputato, che aggiunge: «Tuttavia la qualificazione corretta del reato resta a nostro avviso quella di omicidio preterintenzionale; faremo appello dopo aver letto le motivazioni. In ogni caso quella di oggi è una condanna severa, è comunque dovuto il nostro rispetto a chi ha perso un familiare». Il giudice si è riservato di decidere sulla richiesta di concedere gli arresti domiciliari a Ciavarella, come richiesto dalla difesa.

PISAPIA: GIUSTIZIA COMPIUTA – «Pensando in questo momento al grande dolore dei familiari di Luca, che abbraccio idealmente a nome di tutta la città, condivido con loro il sentimento di una giustizia finalmente compiuta di fronte a un’uccisione barbara e assurda», scrive il sindaco Giuliano Pisapia in una nota. «Milano è vicina alla famiglia e ai colleghi di Luca Massari, che resterà nella nostra memoria per sempre», aggiunge Pisapia.

IL PESTAGGIO – Luca Massari, 45 anni, fu pestato in via Luca Ghini, periferia sud di Milano, il 10 ottobre 2010, dopo essere sceso dal suo taxi per scusarsi per aver inavvertitamente investito un cane. Tre donne l’avevano affrontato per prime: le sorelle Stefania ed Elisabetta Citterio e la loro amica Sara Panebianco, la proprietaria del cocker. Fra le tre, però, solo Stefania aggredì fisicamente Luca Massari, a quanto riferito da coraggiosi testimoni nonostante le intimidazioni ricevute (ebbero l’auto bruciata). Stefania ha sempre negato di aver colpito per prima il tassista, sostenendo di aver avuto «uno scatto d’ira», di essersi «lanciata contro di lui» ma di essere stata «fermata prima di colpirlo». Richiamati dalle urla delle donne, arrivarono Piero Citterio (fratello di Stefania e Elisabetta) e Morris Ciavarella (fidanzato di Stefania) che, a loro volta, cominciarono a sferrare calci e pugni ai danni del tassista. Piero Citterio, 26 anni, ha raccontato di essere stato lui a innescare l’aggressione violenta, mentre Ciavarella ha ammesso di aver preso tra le braccia la testa di Massari e di avergli dato una ginocchiata in faccia, tanto da rompergli i denti. Dopo aver tramortito il bersaglio della loro furia, i due uomini fuggirono, lasciando solo le donne accanto al corpo esanime. Quando arrivarono gli agenti delle forze dell’ordine, si scontrarono inizialmente, come riportato dal magistrato, con «un clima desolante di omertà, giustificabile solo dalla fama di violenza che gli aggressori hanno nel quartiere». Un muro di silenzio poi crollato grazie al coraggio dei testimoni, premiati anche con l’Ambrogino d’oro.

Corriere.it – 14 luglio 2011

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