Un bambino su tre, alle elementari, rimane a casa a mangiare. Pesano sul bilancio i 90 euro mensili. Preoccupazione anche per il cambio di regime alimentare
A Thiene un alunno delle elementari su tre salta la mensa. Dei circa 860 studenti che frequentano le scuole primarie cittadine, ben 280 non si fermano a mangiare in refettorio ma vanno a consumare il pranzo a casa. Una tendenza che si è accentuata nell´ultimo periodo, complice le difficoltà economiche cui devono far fronte le famiglie thienesi che sempre più spesso non riescono a sostenere il costo della mensa scolastica. L´Amministrazione comunale ha appena confermato le tariffe per il 2013: la spesa a carico dei cittadini per il piatto unico offerto dalle primarie Collodi, Scalcerle, Zanella e S.G.Bosco è di 4,06 euro, mentre costa 4,41 euro il pasto completo alle Talin dove su 294 studenti 144 non usufruiscono del servizio.
Una spesa mensile che oscilla tra gli 80 e i 90 euro e che spinge molti genitori a ritirare i figli da scuola durante la pausa pranzo per portarseli a casa e farli tornare in classe dopo un´ora per seguire le lezioni pomeridiane. Comportamento che non è sfuggito al dirigente scolastico Carlo Maino, preoccupato soprattutto delle ripercussioni che la mancata frequenza alla mensa scolastica avrà sul comportamento alimentare dei bambini.
«Una certa percentuale di bambini che consumano il pranzo a casa c´è sempre stata – spiega Maino – ma in passato era legata soprattutto al desiderio della famiglia di trascorrere l´ora del pranzo assieme ai figli. Negli ultimi tempi, invece, questo numero di ritiri è cresciuto a causa di effettive difficoltà economiche legate al pagamento della retta. Di questi, 280 bimbi che per quest´anno non usufruiscono della mensa è poi difficile dire quanti in effetti se ne vadano a casa per una questione di soldi: la scuola infatti, per una questione di privacy, non chiede mai le motivazioni della mancata frequenza alla mensa».
E se il consumo del pasto a scuola è una decisione che spetta alle famiglie, l´educazione alimentare è invece un preciso compito della scuola che però, in assenza di un terzo dei suoi alunni, risulta molto limitato.
«In questo modo si perde la grande opportunità di educare i bambini ad un corretto regime alimentare – conclude il preside Carlo Maino – perché a scuola i piccoli imparano a sperimentare diversi cibi e consumare il giusto apporto di frutta e verdura. Un atteggiamento di apertura e curiosità che si impara frequentando la mensa, dove gli alunni vengono stimolati ad assaggiare un po´ di tutto, senza preconcetti e diffidenza, e dove spesso, per imitazione, mangiano alimenti che magari a casa rifiutano. Quante volte i genitori si sono sentiti dire che i loro figli a scuola mangiano i piselli mentre a casa non si riesce a fargliene mandare giù nemmeno uno? Purtroppo questa è una grossa possibilità che viene persa da quei bambini che, per un motivo o per l´altro, consumano il pasto a casa».
Il Giornale di Vicenza – 8 febbraio 2013