Effetto terrorismo. La paura ci chiude in casa, paralizza i consumi e a novembre si riaffaccia la deflazione: prezzi a meno 0,4% nel mese, più 0,1 nell’anno. Ma nonostante la gelata il governo punta ad un Pil in aumento dello 0,9% quest’anno.«La crescita reale viene confermata e non smentita come qualche polemica del week-end potrebbe far pensare», assicura il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Ma proprio lui, in una intervista al Corriere della Sera, aveva dichiarato che lo 0,9% «non è un obiettivo ma una previsione. E quando si fa una previsione c’è sempre il rischio di doverla rivedere al rialzo o al ribasso». Secco il commento del deputato Fi ed ex ministro, Renato Brunetta : «Padoan fa coming out. Ma chi prende in giro?». Cauto, l’ex premier Romano Prodi ricorda che, in fatto di terrorismo, «l’unica esperienza che abbiamo è l’11 settembre. Sulle prime si pensò ad un impatto disastroso, invece fu meno dello 0,1%».
Comunque, il balletto delle cifre si ripropone puntuale ogni anno e a maggior ragione a dicembre, quando è tempo di bilanci. Lo stesso Padoan non può fare a meno di ricordare che un’inflazione più alta «sarebbe utile», al calo del debito e naturalmente al Pil. Lo 0,9% di crescita attesa, oltretutto, si scontra con le stime più prudenti della Ue, dell’Fmi e della Banca d’Italia. Come se non bastasse, sta mutando il contesto esterno. Gli choc economici positivi come il crollo del prezzo del petrolio o il costo del denaro sottozero, stanno lasciando spazio ai timori per la frenata delle economie emergenti oltre che alla paura alimentata dai tragici fatti di Parigi. Quel meno 0,4 mensile dei prezzi, superiore alle attese, più di un analista (l’ufficio studi di Intesa e il Codacons, tra gli altri) lo collegano agli attacchi francesi che avrebbero spinto le persone a limitare uscite e spostamenti. Lo stesso premier Renzi ha lanciato una sorta di appello ai cittadini perchè «non la diano vinta ai terroristi, chiudendosi in casa».
Non solo: l’Istat fa notare che l’inflazione acquisita nei primi 11 mesi si ferma allo 0,1% e così il 2015 rischia di chiudersi con un andamento dei prezzi più debole del 2014 (0,2%). Se così fosse, si tratterebbe del livello più basso dal 1959, oltre mezzo secolo fa. Allora però l’economia cresceva a pieno ritmo e non (forse) ad uno striminzito 0,9%. A frenare i listini di novembre sono soprattutto i servizi ricettivi e di ristorazione, con i prezzi degli alberghi in calo (0,9 su su base annua e 11,2% mensile), complice la bassa stagione. Riduzioni pure per i servizi di trasporto. Il carrello della spesa invece resta “immune” dai cali con rincari dello 0,3% mensile e dell’1,3% annuale, 13 volte sopra l’indice generale. Secondo i consumatori per le famiglie c’è una spesa maggiorata di 101 euro l’anno. Per Coldiretti i rincari derivano soprattutto dalle verdure fresche (più 10,2% nell’anno).
Repubblica – 1 dicembre 2015