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    Ulss, altri 200 milioni. Ma non a tutte. Emerge la verità dietro il documento che è stato inviato all’esame della commissione consiliare: è lì che si può intervenire, ma tutto tace

    Cristina FortunatiInserito da Cristina Fortunati27 Marzo 2017Nessun commento4 Minuti di lettura
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    «Ci hanno presentato un non-riparto delle risorse tra le Ulss», hanno protestato i consiglieri di opposizione in Regione la settimana scorsa nella commissione “Sanità” di fronte alla delibera sulla “Destinazione e criteri di ripartizione del Fondo sanitario regionale per il 2017-2021». Il motivo della rabbia è che in quella delibera c’è scritto solo con quali criteri la Regione suddividerà i fondi tra le 9 Ulss venete, più le aziende ospedaliere e lo Iov, senza cifre perché “non sussistono le condizioni tecniche per una proposta definiva”. Viceversa, le cifre di un riparto provvisorio erano già state sancite da una delibera di giunta a dicembre, ma il Consiglio regionale la contesta perché non è passata per il parere della sua commissione. Ma l’operazione che la Giunta Zaia ha compiuto è più sottile, come ha di fatto portato alla luce “Il mattino di Padova”: il nuovo riparto dei fondi tra le Ulss, infatti, è già scritto tra le righe. E le novità sono molte, come emerge dal grafico a fianco.

    IL GRUZZOLO È SALITO DI 200 MILIONI. A gennaio, come qualcuno ricorderà, era insorto il Pd con il consigliere Claudio Sinigaglia che lamentava tagli generalizzati alle Ulss rispetto al 2016, e con l’assessore Luca Coletto a replicare che i conti erano provvisori, che a tutti era stato tagliato in uguale proporzione, e che i risparmi ci sarebbero stati per l’avvio dell’Azienda Zero. Adesso la Giunta mette invece quasi 200 milioni in più per le Ulss, facendo salire di 7 milioni lo stanziamento di un anno fa, fino a 8 miliardi tondi tondi, nonostante gli annunciati risparmi con l’Azienda Zero. Venezia infatti spera di aver più risorse a livello statale con la conferma del Veneto tra le tre regioni leader (benchmark) a livello nazionale come “costi standard”. I conti non sono certi, ma qualcosa in più arriverà, e andrà tutto all’Azienda Zero che prende il posto di quella che era la tradizionale “Gsa-gestione accentrata” con cui lo staff del direttore Domenico Mantoan fa sempre pareggiare i conti finali della sanità regionale. Ma la divisione del gruzzolo tra Ulss venete non avviene affatto “in eguale proporzione”: la musica è cambiata. A decidere la suddivisione è infatti la popolazione di ogni Ulss, “pesata” però in base all’indice di anzianità, perché l’indice di necessità di assistenza ospedaliera e di visite specialistiche si alza, ovvio, con l’alzarsi dell’età della gente.

    IL CALCOLO. A parte la popolazione, poi, la Regione segue la classica spartizione delle risorse: 5% per la prevenzione, 44% per la spesa degli ospedali e 51% per l’attività sanitaria territoriale. Ne esce la tabella pubblicata dal quotidiano che “traduce” i nuovi criteri. A perdere risorse rispetto alla prima spartizione “automatica” di dicembre, quindi, sono le Ulss di Venezia, Belluno e Rovigo. Viceversa, fa un balzo quella del Veneto est e crescono bene quelle di Treviso, Verona e Padova, con le due vicentine che si difendono. Attenzione: la suddivisione è “tecnica” e ipotetica, ma del tutto attendibile se i criteri di spartizione resteranno quelli indicati nella delibera generale della Giunta Zaia e inviata alla commissione. Ora tocca alla valutazione politica: la commissione consiliare guidata dallo zaiano Fabrizio Boron deve dire la sua. Ma martedì non si è espressa, sostenendo che vuole che la Giunta mandi le tabelle di spartizione dei fondi tra Ulss (in sostanza, il grafico a fianco). Invece l’assessore Coletto ha detto che attende le osservazioni della commissione. E non ha parlato a caso: la legge che regola la procedura dice che, una volta varato il bilancio, la Giunta entro 30 giorni spartisce le risorse tra Ulss “sentita la competente commissione consiliare”. Se la commissione non dà parere ma si mette a braccia incrociate col broncio, la procedura prosegue comunque.

    Piero Erle – Il Giornale di Vicenza – 26 marzo 2017

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    Cristina Fortunati
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