di Michela Finizio. L’impiegato pubblico in Italia ha circa 49 anni e lavora nell’amministrazione da 18. In media fa 51 giorni di assenza all’anno, e porta a casa una retribuzione – tracciando una linea tra i vari settori – di circa 34.500 euro. Il pubblico impiego – la scheda
È questo l’identikit del dipendente della Pa che si desume dai dati (riferiti al 2013) del Conto annuale della Tesoreria dello Stato, elaborati nell’Infodata del Lunedì. Proprio su questo target di lavoratori impatterà la riforma del Governo, approvata lo scorso 30 aprile in prima lettura: il disegno di legge delega sulla riforma della pubblica amministrazione(Ddl Madia) prevede importanti novità per il pubblico impiego. Al centro il nodo delle nuove assunzioni, la staffetta generazionale e il turn over, oltre che una maggiore flessibilità sugli orari di lavoro (si parla di job sharing e di telelavoro).
Ora è atteso il via libera della Camera, ma intanto i dati parlano chiaro: tra i diversi settori della pubblica amministrazione ci sono delle differenze abissali. Da un lato ci sono gli insegnanti e i dipendenti della scuola, con una retribuzione media di 29.488 euro all’anno (la più bassa tra tutte), dall’altro i magistrati con 142mila euro di reddito da lavoro dipendente oppure i prefetti che toccano i 91mila euro. In tutto sono oltre 3,2 milioni i dipendenti pubblici, più della metà donne, a cui vanno aggiunti oltre 597mila precari (contratti a tempo determinato, interinali, soggetti a turnazione, reperibili oppure impiegati con il telelavoro).
Il lavoro flessibile si concentra, però, solo nella sanità (circa 389mila lavoratori), oppure presso Regioni e ministeri dove si contano circa 186mila precari. A fare più giorni di assenza durante l’anno sono i dipendenti della Presidenza del Consiglio dei ministri (86 giorni all’anno), seguiti dal Corpo di polizia (57) e dalle Agenzie fiscali (56). È solo una, invece, la giornata di formazione che in media viene seguita ogni anno. Ben sotto la media, in questo senso, i dipendenti della scuola.
Il Sole 24 Ore – 11 maggio 2015