Come nasce, cresce e arriva sulle tavole il cibo che mangiamo. Qualcosa che risponda al motto «guardare per imparare, fare per capire» e che possa spiegare, davvero, come condurre una dieta più sana. Ecco gli obiettivi del «Museo della Nutrizione», un progetto lanciato dalla Società italiana di Igiene e che prende le mosse da dove Expo 2015 è finita. E che potrebbe arrivare, a sorpresa, a Verona con la benedizione del sindaco Flavio Tosi.
Di certo l’iniziativa è in fase progettuale avanzata. L’idea, da quando è nata, è quella di trovare uno spazio del genere nella zona fieristica di Milano, nella parte ora liberata, per l’appunto, dall’Expo. Peccato che, qualcosa, nel frattempo, si sia arenato: la location «milanese» non è più certa. Ecco quindi l’alternativa: Verona.
La notizia arriva dal direttore sanitario dell’Usl 20, Antonio Ferro, presidente triveneto della Siti, la Società d’igiene italiana. «Penso che la nostra sia la città ideale pere realizzare una realtà del genere – spiega – abbiamo una filiera agroalimentare importantissima e potrebbe ampliare anche l’offerta turistica». Il progetto ricorda da vicino quello lanciato da Eataly per la ghiacciaia degli ex Magazzini generali e non è esclusa una «fusione» delle due iniziative. Il modello, in realtà, è quello del Museo dell’Igiene che si trova a Dresda, fondato nel 1912 .
«Un luogo che è cresciuto nel tempo – spiega Vittorio Carreri, presidente nazionale della Siti – e che è diventato un punto di riferimento nella città: il fine non è esclusivamente didattico». I temi legati alla nutrizione sono stati al centro del convegno di ieri, organizzato dalla Siti e dall’Usl 20, e che si è tenuto alla Gran Guardia: «Malnutrizione fra prevenzione e cura». Tra gli argomenti affrontati, la sorveglianza dei Pfas, gli inquinanti che sono stati riscontranti nella falda acquifera tra le province di Verona, Vicenza e Padova: verrà portata avanti un’indagine su 250mila cittadini.
Novità anche sul fronte del recupero del cibo: grazie all’attivismo delle associazione e alla disponibilità dei supermercati, nell’ultimo anno sono stati salvati alimenti per il valore di 107mila euro, di cui 17mila solo di pane, serviti nelle strutture d’accoglienza. «Con una nuova normativa – avverte Linda Chioffi, responsabile del Servizio igiene alimenti e nutrizione dell’Usl – che non consideri gli scarti alimentari automaticamente un rifiuto, si potrebbe fare di più».
Davide Orsato – Il Corriere del Veneto – 10 dicembre 2015