Le tabelle ancora ufficose in circolazione indicano come nelle Usl con doppio ospedale si vada verso il primariato unico con reparto diviso in due sedi. Come d’altronde è stato fatto già per alcuni servizi e reparti, come pronto soccorso, laboratorio analisi, neurologia.
I prossimi a seguire tale strada dovrebbero essere chirurgia, radiologia, ginecologia-ostetricia. I primi due avrebbero la sede del primariato al San Giacomo di Castelfranco Veneto, il terzo invece a Montebelluna. Anzi per questo ultimo si ipotizza nel giro di alcuni anni la chiusura vera e propria a Castelfranco e attività solo a Montebelluna. Nel pacchetto dei risparmi ci sono anche tagli non solo di primariati, ma anche di posti letto. In questo caso le tabelle vedono maggiori sacrifici a Castelfranco, mentre il calo di posti letto al San Valentino di Montebelluna sarebbe risicatissima. Questo fino al 2015. Poi col nuovo piano sanitario regionale ci sarà un’altra partita da giocare.
MONTEBELLUNA «Questa volta gli ospedali “a due gambe” sono stati salvati con il sistema del primario unico che si divide tra i reparti presenti in entrambe le strutture, ma al prossimo piano uno dei due chiuderà»: il piano a cui fa riferimento l’assessore regionale al sociale Remo Sernagiotto è il piano sanitario regionale che decide riguardo a reparti, servizi e posti letto per ciascuna Usl, ospedale per ospedale. E la struttura a due gambe in questione è costituita dagli ospedali di Montebelluna e Castelfranco. L’assessore regionale anticipa che in futuro i reparti “doppi” saranno destinati a chiudere. I reparti a rischio? Chirurgia, radiologia e ginecologia-ostetricia. I primi due destinati, se dovessero seguire i primari, ad essere accentrati a Castelfranco. Mentre ostetricia e ginecologia, in virtù del più alto numero di parti, potrebbe restare esclusiva del San Valentino di Montebelluna. Sernagiotto lega il concetto del taglio dei reparti “doppi”, alla necessità di realizzare centri di alta specializzazione a livello regionale. In riferimento a questo aveva pronunciato la frase choc: «Per un tumore non mi farei operare qui», dicendo di preferire un centro di eccellenza come ad esempio Aviano. Una frase, la sua, che non ha mancato di scandalizzare quanti, per mancanza di risorse, di possibilità di mobilità autonoma, ma anche per la fiducia nei medici che operano nel proprio ospedale, scelgono ogni giorno di farsi curare vicino a casa. Posto che l’assessore non vede la sopravvivenza di due ospedali nel territorio dell’Usl 8, rilancia la sua idea di sanità veneta: «Dobbiamo andare verso la costituzione di centri d’eccellenza nella sanità a livello regionale» ribadisce Remo Sernagiotto. «All’ospedale di Montebelluna abbiamo un bravo chirurgo, ma allora va inserito, assieme ad altri, in un centro di eccellenza a livello regionale. Altrimenti continueremo a vedere andar via tante risorse. Dall’Usl 10 se ne vanno verso Aviano 38 milioni di euro, chiediamoci anche quanti soldi se ne vanno al “Rizzoli” di Bologna. E vediamo di rimediare costituendo questi centri di eccellenza. Ne stiamo discutendo in Regione, non sarà facile perché ci sono tante resistenze, ma bisogna andare in questa direzione se si vuole salvare la sanità veneta». E per l’ospedale di Montebelluna come per quello di Castelfranco profetizza appunto tempi bui. «Un ospedale come quello di Montebelluna va bene come fornitore di servizi di base, ma poi bisogna avere dei centro d’eccellenza regionale per gli interventi importanti». Una delle ipotesi di cui si parla in Regione è di fare il centro traumatologico di eccellenza, sul modello del “Rizzoli”, a Camposampiero, mentre per quello oncologico si accarezza l’idea di una sede trevigiana.
La Tribuna di Treviso – 8 maggio 2013