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Usl, Regione taglia: «Così o nuove tasse». Malumori e proteste

Accettare i tagli alle Usl oppure accollarsi un aumento delle tasse. Queste sono le alternative sul tavolo dell’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto.

La scelta, almeno per ora, è stata quella di dare una netta sforbiciata al riparto del fondo annuale per le Usl venete, le due aziende ospedaliere di Padova e Venezia e lo Iov: finanziamenti ridotti di 200 milioni di euro rispetto al 2012 e, di conseguenza, una riduzione della spesa pro capite. In più, anche per arginare quel buco da 270 milioni previsto per fine anno, lo stop immediato (e momentaneo) al finanziamento dell’extra Lea, tutto ciò che esula dai servizi essenziali previsti per legge. Il risultato è che dal primo gennaio sono stati sospesi i pagamenti per prestazioni come, ad esempio, gli assegni di cura agli anziani e le spese per il trasporto di persone con handicap.

«Il riparto tendenziale del fondo sanitario regionale per il 2013 e il 2014 – sostiene Coletto – è l’inevitabile conseguenza dei tagli apportati da Roma al Fondo Sanitario Nazionale, da assegnare per quota parte alle Regioni. L’alternativa a questo tentativo di rimanere virtuosi, tagliando tutto il tagliabile tranne che i servizi ai pazienti, sarebbe lo sforamento dei conti, con l’Irpef per la Sanità (oggi a zero, ndr) al livello massimo per tutti i cittadini e una raffica di tagli orizzontali che verrebbero imposti dal Governo centrale, da fare davvero con la mannaia».

Il Veneto invece la mannaia non la userà, e l’assessore si prepara a convocare un tavolo di lavoro che dovrà individuare dov’è possibile risparmiare e dove, al contrario, i finanziamenti vanno garantiti. Ma intanto a farne le spese sono le fasce più deboli, come anziani e disabili.

Per il presidente regionale del Tribunale del Malato, Umberto Iazzetta, i risparmi andavano cercati altrove: «Accorpando le Usl, ad esempio. Lasciandone solamente una per provincia si risparmierebbe lo stipendio di buona parte dei direttori generali, sanitari e amministrativi. Ma la Regione ha scelto di non effettuare questi risparmi». Ora il rischio – sostiene – è che per ripianare il buco si decida di aumentare il ticket «ma così si corre il pericolo che a pagare siano sempre gli stessi, e cioè i malati che non evadono le tasse». Ma visto che «oramai il danno è fatto», Iazzetta vede solo una soluzione: «Non si devono tagliare gli extra Lea, sui quali fanno conto moltissimi malati veneti. La crisi in atto, non può far venire meno il sentimento di solidarietà che gli italiani hanno sempre dimostrato verso i soggetti più deboli. Per questo l’unica via è dare la caccia agli evasori e incidere sulla fiscalità generale, aumentando l’Irpef».

Anche l’opposizione annuncia battaglia. La capogruppo del Pd Laura Puppato sostiene che «ottimizzando le risorse a disposizione e evitando gli sprechi si recupererebbero molto più di 200 milioni. Ma la Lega sta rinviando l’attuazione del piano socio sanitario per il timore di perdere voti alle prossime elezioni con il risultato che ci sono realtà, come quella Veronese, con un numero elevatissimo di strutture e altre aree del Veneto trattate da figliastre». Per Antonio De Poli (Udc) occorre «chiudere quegli ospedali che risultano essere solo degli inutili doppioni. Ma per farlo ci vuole un coraggio che questa maggioranza non ha».

Andrea Priante – Corriere del Veneto – 6 gennaio 2013

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