Diciassette tra aziende pilota e dimostrative, centri ittici e sperimentali, imprese di viticoltura, forestali e vivaistiche, un centro per la divulgazione tecnica, cinque società controllate che si occupano di fermenti e lieviti per l’agricoltura, inseminazione di tori e catering, altrettante partecipazioni in fiere, parchi scientifici e società per lo sviluppo di prodotti locali.
Tutto questo è Veneto Agricoltura, la società strumentale della Regione Veneto che ha ereditato la struttura dell’Ente sviluppo agricolo del Veneto. Quattordici milioni di euro di trasferimento dalla Regione (di cui dieci milioni per il personale), 171 dipendenti nel 2011, centoventi operai occupati nei centri esterni. L’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato da tempo ha suonato la campanella: «Bisogna risparmiare». E ieri mattina, a Legnaro, lo ha confermato davanti al commissario straordinario Paolo Pizzolato (segretario provinciale della Lega a Venezia). «Con la nomina del commissario straordinario andrà avanti il processo di ristrutturazione di Veneto Agricoltura, poi seguirà Avepa. Veneto Agricoltura sarà il braccio operativo legato all’innovazione e alla ricerca in campo agricolo, ci concentreremo sulle attività strategiche». Manzato pensa soprattutto alla foresta di partecipazioni che è difficile definire, di questi tempi, indispensabili, di questi tempi: l’otto per cento dell’Ente autonomo Fiera di Verona (la quota regionale vale otto milioni di euro…), la quota di Longarone Fiere, del Parco scientifico Verona-Star, la Nuova Pramaggiore srl.
La cura dimagrante è necessaria, ma incontra più resistenze del previsto. Il mondo agricolo, si sa, è stato abituato molto bene negli anni scorsi. Basta pensare a un dato, curioso e significativo: nel Prodotto interno lordo regionale del settore primario, che vale 5,2 miliardi di euro, il dieci per cento (cinquecento milioni di euro) è rappresentato dal sostegno pubblico. «Non sarà per sempre così, dobbiamo prepararci al peggio» ha avvertito Manzato. L’Europa sta tagliando i fondi ai paesi agricoli occidentali per investirli nei paesi dell’Europa orientale e favorirne la modernizzazione. Ma anche le imprese agricole del Veneto devono adeguarsi ai nuovi modelli organizzativi.
«A partire dal 2020 è possibile – ha spiegato l’assessore Manzato – è possibile che non arrivino più risorse dall’Europa. Le imprese agricole devono imparare a stare sul mercato a prescindere dalle risorse pubbliche». Manzato non le manda a dire, e per questo si sta facendo qualche nemico: «Il 2013 dovrà essere l’anno delle riforme e della riorganizzazione» ha confermato Franco Manzato, in una delle sale della Corte benedettina che è la sede del Centro di divulgazione tecnica e formazione professionale di Veneto Agricoltura. Al piano di sopra c’è l’ufficio di Paolo Pizzolato, l’amministratore unico trasformato, con delibera del 16 dicembre scorso, in «commissario straordinario» con il compito, entro sei mesi, di procedere a trasformare Veneto Agricoltura in Agenzia veneta per l’innovazione del settore primario. Implicitamente, Pizzolato dovrà mettere ordine sulle seguenti aziende pilota che fanno riferimento a Veneto Agricoltura: a Mogliano l’azienda agricola Diana, a Lugugnana l’azienda Vallevecchia, a Ceregnano la Sasse Rami, a Sedico l’azienda Villiago; e poi i centri ittici di Pellestrina, Bonello e Valdastico; i centri sperimentali frutticolo Pradon di Porto Tolle, Ortoflorico Po di Tramontana, l’istituto per la qualità a Thiene e quello di Feltre, il centro regionale per la viticoltura di Conegliano. Sulle controllate, Manzato ha ordinato un po’ di pulizia su Bioagro srl, Csqa certificazioni, Intermizoo spa, Corte Benedettina e Villa Rietti Rota (quest’ultima in liquidazione dal marzo scorso). Insomma, risparmiare si può, basta piegare un po’ di resistenze. Come quelle, tutte interne alla Lega, che stanno spingendo perché Giorgio Bonet, marito della presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, mantenga il ruolo di direttore generale di Veneto Agricoltura che, in teoria, sarebbe sospeso con l’arrivo del commissario straordinario. Ma Paolo Pizzolato non ha ancora deciso niente. E Bonet, tutti i giorni, è nel suo ufficio di Legnaro. Sì o no?
Il mattino di padova – 18 gennaio 2013