L’eco delle tensioni esplose sabato a Noventa Padovana – valanga di espulsi, rissa tra Matteo Bragantini e Paolo Pizzolato, bossiani furiosi all’inseguimento di Flavio Tosi – ha oscurato una decisione destinata a cambiare il volto della Lega veneta.
Il consiglio nathional, su proposta del segretario, ha approvato due modifiche statutarie: il passaggio da socio sostenitore a militante con diritto di voto non richiederà più un anno ma soltanto sei mesi; il rapporto percentuale fra militanti e sostenitori, fin qui fissato in 1 a 3, scende a 1 a 1. Non si tratta di sottigliezze né di scelte casuali. L’obiettivo, anzi, è evidente: favorire un ampio ricambio nella schiera dei votanti interni (quelli che sanciscono la maggioranza ai congressi) premiando i sostenitori approdati di recente nel partito – perlopiù giovani e donne di fede tosiana – rispetto alla vecchia guardia lealista indebolita dalle sanzioni disciplinari. Curiosamente, nella fase convulsa del confronto culminato nelle 35 espulsioni, pochi tra gli oppositori di Tosi hanno colto la portata della novità che sarà sottoposta (e ratificata, visti gli equilibri di forza) dal consiglio federale di via Bellerio. L’ha compresa al volo Paola Goisis: «Cambiano le regole per soffocare il dissenso», ha dichiarato a tafferugli erano ancora in corso. Ma il nome dell’ultrà bossiana figura nella black list e la sua cacciata dalla Lega sembra definitiva, così da destinarla a una battaglia di testimonianza. Perché i “barbari sognanti” hanno agito in questa direzione? Per neutralizzare le grandi manovre avviate dagli avversari nelle federazioni commissariate e in quelle in bilico. Venezia e Veneto Orientale fanno da teatro allo scontro tra il tandem maroniano Stival-Prataviera e il veterano Callegari. A Treviso gli uomini vicini a Luca Zaia sostengono il giovane Dimitri Coin, a Vicenza si fronteggiano le cordate per la successione a Maria Rita Busetti. Non bastasse, il segretario di Belluno Diego Vello (reduce da esiti elettorali disastrosi) è sotto attacco mentre a Rovigo è lotta senza fine tra il “domatore” Antonello Contiero e l’operaia-deputato Emanuela Munerato. Tant’è. La promozione in massa di militanti-votanti vale su entrambi i fronti, così nei prossimi mesi è prevedibile una corsa al tesseramento mentre l’appeal del Carroccio (3,5% su scala nazionale, secondo gli ultimi sondaggi) precipita ai minimi storici. Ma alle furiose polemiche interne Flavio Tosi privilegia il ruolo mediatico di opinion-leader capace di anticipare la linea della balena verde: «Milena Gabanelli? Ottima giornalista d’inchiesta ma la Presidenza della Repubblica non è il suo mestiere», sentenzia a Zapping bocciando la prescelta dalle «quirinarie» dei grillini. «La candidata della Lega», continua «è Manuela Dal Lago ma personalmente preferirei tenermi Giorgio Napolitano, almeno come traghettatore. Nessuno ha la sua statura morale. Né Amato Né Prodi susciterebbero negli italiani l’affetto di Napolitano e soprattutto nessuno dei due è super partes. Sarebbe come mettere Berlusconi sul Colle: certo non unirebbe tutti gli italiani». A proposito del Cavaliere, il sindaco di Verona non nasconde che, se si trattasse di scegliere il premier, gli preferirebbe Matteo Renzi senza un attimo di esitazione: «Lui rappresenta il rinnovamento, è giovane ed ha molto senso pratico».
Il Mattino di Padova – 18 aprile 2013