Veneto. Sanità ambulatoriale privata: 160 milioni in ballo nella sfida che divide il Pdl
di Filippo Tosatto. Sul piatto ci sono 160 milioni l’anno. È l’assegno che ogni anno la Regione Veneto stacca in favore della sanità ambulatoriale privata in cambio dei servizi integrativi (in particolare analisi di laboratorio e fisiochinesiterapia) erogati ai pazienti.
Una torta golosa, spartita però tra pochi eletti, ovvero le società accreditate prima del 2002, data-limite oltre la quale è scattato un blocco che esclude dal business ogni altro aspirante. L’associazione che riunisce gli accreditati si chiama Anisap e agisce con la determinazione e l’influenza di una lobby radicata. Chi è rimasto fuori dalla porta confida nel progetto liberalizzatore di Leonardo Padrin, il presidente pidiellino della commissione regionale sanità, deciso a spezzare l’oligopolio estendendo la chance di diventare partner del sistema pubblico ad ogni nuovo soggetto dotato dei requisiti di legge. Allergica com’è alla concorrenza, e decisa a salvaguardare l’attuale quota di profitti, l’Anisap ha sollecitato un parere al ministero della Salute e quest’ultimo (a tempo record) ha risposto tramite il capo dell’ufficio legislativo, segnalando svariate «criticità» nel progetto legislativo: musica per le orecchie dell’associazione, note stonate secondo Padrin, indispettito dall’eccesso di zelo al punto da domandarsi – in una nota pungente – se esistano «regolamenti e tariffe» utili ad accelerare i responsi del ministero retto da Beatrice Lorenzin. Ma nell’arcipelago Pdl-Forza Italia, quest’ultima è punto di riferimento del vicepresidente della giunta Marino Zorzato e proprio lui, l’altra sera, è intervenuto nel dibattito in Consiglio regionale, segnalando le riserve ministeriali e suggerendo un «approfondimento tecnico» con conseguente slittamento dell’approvazione. Così è stato, perché in aula una frangia del centrodestra ha sostenuto l’analoga richiesta di rinvio dell’opposizione – critica a sua volta per la presenza di numerosi emendamenti al testo originario, tali da trasformarlo in una sorta di legge omnibus – e il voto finale (preceduto da un’accurata azione lobbista sui consiglieri ha sancito il congelamento del piano. Un retroscena: secondo rumors insistenti, nella maggioranza, la vicenda avrebbe suscitato l’irritazione della Lorenzin nei confronti dell’amico Zorzato, reo di aver caldeggiato la causa Anisap (magari suggerendo una corsia preferenziale nei tempi di risposta al quesito) esponendola così a una brutta figura. Verità? Fantasie? Voci di corridoio diffuse ad arte dalle correnti berlusconiane avverse all’esponente alfaniano? Ah, saperlo. Quel che è certo è che il barbuto Leo è deciso a non mollare l’osso: «Giovedì riporterò all’attenzione della commissione il testo di legge e tutti gli emendamenti, sono pronto ad ogni confronto e ritengo legittima la richiesta di ulteriore discussione. Forse c’è stato un problema di comunicazione rispetto all’assemblea, se cosi fosse, me ne rammarico. Ma nel merito non farò passi indietro: io credo in questi contenuti, li ritengo utili ai cittadini veneti. La riforma Padrin della sanità ambulatoriale è più importante del consigliere Padrin».
Il Matino di Padova – 3 novembre 2013