Nuvoloni in vista sulle visite notturne volute dal governatore Luca Zaia per smaltire le liste d’attesa e ormai adottate da tutte le Usl, secondo una sperimentazione programmata da oggi al 31 dicembre. Il problema è la retribuzione extra di infermieri e tecnici di radiologia, dai quali le aziende sanitarie devono acquistare ore in più rispetto all’impegno istituzionale, per garantire il nuovo servizio.
Ma mentre per i medici il compenso, 100 euro lordi l’ora, è ufficiale e uguale in tutto il Veneto in virtù di un accordo firmato da Regione e sindacati il 12 giugno scorso, per il comparto è un caos. Ogni Usl paga quello che vuole per i medesimi servigi, secondo tariffe variabili dai 50 euro lordi per due prestazioni all’ora di Venezia, ai 50 all’ora di Vicenza (senza limiti), dai 38 concessi a Padova fino ai 40 di Rovigo. I sindacati sono sul piede di guerra, minacciano di far saltare tutto se non si arriva a una soluzione omogenea. Cgil, Cisl e Uil, in qualche caso insieme e in altri ognuno per conto proprio, si stanno rifiutando di firmare gli accordi con i singoli direttori generali.
«Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro a Palazzo Balbi, fissato per martedì con il segretario alla Sanità Domenico Mantoan, per la definizione di un protocollo che determini le tariffe su scala regionale — rivela Fabio Turato della Cisl — e che riconosca l’impegno e valorizzi le professionalità in oggetto. Non possiamo permettere che le aziende sanitarie adottino comportamenti diversi rispetto ad un’attività uguale, creando disparità di trattamento tra dipendenti. Se non verrà raggiunto un accordo su base regionale, saremo pronti a rivedere tutti gli impegni presi». E così, dopo i privati convenzionati che con le tre settimane di chiusura a Padova (totale) e (per alcuni) a Venezia e a Rovigo dettata dalla mancata erogazione da parte dei dg dei 23 milioni di extrabudget deliberati dalla giunta Zaia hanno fatto saltare migliaia di prestazioni, ora si rischia una brusca frenata anche degli esami radiologici dalle 20 alle 24 e nel fine settimana. Con le agende delle prenotazioni già piene. «Se martedì non ci sarà l’accordo, le Usl dovranno assumere personale ad hoc per le visite notturne —avverte Assunta Motta della Cigl —. Va garantita uniformità di trattamento sul piano retributivo e organizzativo a infermieri e tecnici di radiologia, invece la forbice è troppo ampia. E non solo per i soldi, anche per l’impostazione del servizio: ci sono Usl che acquistano dai dipendenti pacchetti di prestazioni, altre che le fanno ad orario, altre ancora che le considerano aggiuntive all’attività istituzionale. Come c’è un accordo per i medici ci dev’essere per il comparto».
Va ricordato che quest’ulteriore impegno viene assunto su base volontaria da camici bianchi, infermieri e tecnici, che quindi possono effettivamente tirarsi indietro. «Ci dev’essere una rivalutazione del lavoro notturno, come avviene per i festivi—conclude Stefano Tognazzo della Uil — non può essere pagato come il normale orario diurno. Inoltre va stabilito un tariffario uguale per tutti, il comparto non è da meno dei medici. Non è interesse di nessuno avere in corsia personale scontento ». «Non ci possono essere figli e figliastri — conviene Luca Coletto, assessore alla Sanità — verificheremo le disomogeneità e interverremo».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere Veneto – 2 settembre 2013