Un milione e 600mila euro da Grandi Stazioni dopo l’acquisto della Regione, nei guai anche Gambato (Confindustria Rovigo)
L’ultimo atto dell’inchiesta sulla misteriosa fattura l’ha firmato nelle scorse settimane il pubblico ministero romano Francesca Loy. Che ha chiuso le indagini sulla Emmegi Consulting, e su come questa società sia riuscita a farsi liquidare un milione e 600mila euro da Grandi Stazioni spa per un affare immobiliare che ne valeva 70, ma soprattutto per il quale non risulta aver svolto nessuna attività di intermediazione. La vicenda è stata denunciata dall’attuale ad di Grandi Stazioni, Fabio Battaggia, assistito dall’avvocato Emilio Ricci; e l’immobile è l’ex palazzo compartimentale delle Fs di Venezia, sulle rive del Canal Grande, che la Regione Veneto acquistò nel 2009 da Grandi Stazioni per trasferire direzioni e uffici in quei sei piani di gran pregio che occupano complessivamente 21mila metri quadrati.
La Regione Veneto pagò più di 69 milioni di euro, dopo una trattativa durata alcuni anni. E subito dopo le firme di rito, ecco che dalle casse di Grandi Stazioni uscirono un milione e seicentomila euro per la Emmegi Consulting, una società di consulenza che fa capo a Gian Michele Gambato, presidente dell’azienda pubblica Sistemi Territoriali e già al vertice della Confindustria di Rovigo. E’ lui il primo indagato della lista dei quattro per i quali il pm Francesca Loy e il procuratore aggiunto Nello Rossi, si preparano a chiedere il rinvio a giudizio per truffa ai danni della società Grandi Stazioni. Gli altri indagati sono: Giulia Pazienza Gelmetti e Umberto Pazienza Gelmetti, amministratori della Valeur A Real Estate srl di Roma, e infine Giuseppe L’Abbate, ex direttore generale della stessa società Grandi Stazioni, allontanato da tempo dall’azienda e punto di contatto tra Gambato e i vecchi vertici di Grandi Stazioni.
A puntare sulla Emmegi Consulting di Gian Michele Gambato, fu infatti nel 2001 l’allora ad di Grandi Stazioni, Massimo Caputi, che gli conferì un incarico di «consulenza e assistenza» per la valorizzazione del grande palazzo veneziano. In pratica Caputi incaricava Gambato (che conosceva da quando, molti anni prima, era direttore commerciale della Proger della quale lo stesso Caputi era azionista di maggioranza) di trovare un inquilino per l’immobile, stabilendo anche un corrispettivo in caso di buon esito delle ricerche, una somma una tantum pari al 2,5 per cento del canone iniziale. Gambato, già all’epoca vicinissimo all’ex governatore del Veneto Galan, trova velocemente l’inquilino in casa propria. E offre a Caputi un contratto di affitto con la Regione per 7 miliardi e 360 milioni delle lire di allora, della durata di dodici anni. Subito dopo presenta all’incasso la parcella: 528 milioni tondi. Che facendo bene i conti sono il 5 per cento di otto miliardi. Dunque una percentuale del doppio rispetto a quella pattuita e per di più calcolata su una cifra superiore al canone di affitto. La maggiorazione viene giustificata con una clausola prevista in un «accordo integrativo» e con Caputi sul ponte di comando di Grandi Stazioni, le fatture di Gambato vengono liquidate.
Ma tre anni dopo, quando il nuovo ad di Grandi Stazioni, Enrico Aliotti, cerca quell’accordo integrativo non ne trova alcuna traccia. Di più: viene fuori che quando la Emmegi Consulting era stata incaricata da Caputi non era neanche formalmente costituita per quel tipo di attività, perché non risultava iscritta nell’apposito registro della Camera di Commercio (la posizione sarà regolarizzata solo diciotto giorni dopo il conferimento dell’incarico). Ma la vera truffa, secondo la procura di Roma, si consuma quando Grandi Stazioni pensa di vendere definitivamente il Palazzo. Si fa avanti la Regione Veneto e sborsa 69 milioni di euro. E la Emmegi, che secondo l’accusa venne favorita dall’interno da Giuseppe L’Abbate, riesce a farsi liquidare una commissione da 1,6 milioni senza aver svolto alcuna attività di mediazione. La metà della somma, hanno ricostruito le indagini, finisce alla Valeur A di Umberto e Giulia Pazienza Gelmetti, tutti legati – sia all’epoca che ancora oggi – da rapporti di stretta collaborazione con Caputi (attualmente in corsa per rilevare Prelios sgr). Per L’Abbate viene intercettato un pagamento di 540 mila euro, mentre altri 216mila finiscono, sempre secondo le indagini, direttamente a Giulia Pazienza Gelmetti. Adesso tutti dovranno rispondere dell’accusa di truffa a Grandi Stazioni. Almeno a Roma. Perché a Venezia c’è un altro pm che indaga per concussione e per false fatturazioni.
Gazzettino – 18 ottobre 2012